Venezia 69: To the Wonder, la controrecensione

Il film di Malick sarà pure poetico ed esteticamente grandioso, ma come si può resistere al non prenderlo in giro?

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Parigi. Lui l’abbraccia, lei corre, lui la guarda, lei fa una piroetta, lui la guarda, lei si butta in un cespuglio, lui la guarda, lei corre un’altra volta, lui la guarda, lei gli bacia i piedi, tende, finestre, vestaglie al vento, la voce di lei che accompagna ogni scena con sussurri di  “quanto ti ho amato, quanto ti ho desiderato”, mentre un gatto suona il violino sul tetto di una casa sgarrupata parigina e da un momento all’altro ci si aspetta che appaia una boccetta di Chanel n.5 che ci inviti tutti a profumarci di più quando andiamo al cinema, che se uno puzza poi è peggio per tutti.

Lui e lei si amano, si sono amati. Lei ha una bambina ma il padre non è lui. Non è un problema: “Parigi è una tortura”, meglio la provincia americana con il sottosuolo radioattivo pieno di piombo e i cani “che si comportano strano”.

Emigrano, arredano casa, si accarezzano un’altra volta, lei gli tocca i jeans, lui si guarda intorno, lei ricomincia a sussurrare che sennò i vicini si svegliano, ma Ben Affleck non dà segni di vita, lo hanno congelato dal collo in sù e rimane con la stessa espressione basita da merluzzo, forse (ma forse no) Terrence Malick si è accorto troppo tardi dell’errore che aveva fatto ingaggiando Ben Affleck e così ha deciso di non farlo parlare per tutto il film e le tre battute che non poteva non dire glie le ha fatte dire mentre è di spalle.

Lei è bella, senza dubbio, ma le cose non vanno bene: lui non le chiede di rimanere, il suo permesso di soggiorno scade, ma lui se ne frega, lui fa parte di quegli uomini che, come dice a messa un Javier Bardem in versione Padre Maronno, “non prendono decisioni, che è peggio di chi le prende e poi sbaglia, tanto poi c’è Dio che perdona tutto”. In verità i dubbi di lui su di lei hanno delle basi concrete: come si può pensare di passare tutta la propria vita con una donna che corre e piroetta costantemente? Lui prova ogni tanto a fermarla, ma non c’è niente da fare, il morbo Chanel n.5 l’ha colpita nel profondo e ride, corre e piroetta. Lui vorrebbe dirle di fermarsi, ma parliamo di Affleck e Malick ha capito che è meglio se non parla e allora gli fa mimare l’imperativo: lui allunga il braccio per fermarla, lei gli risponde con un’altra piroetta.

A letto le cose non vanno meglio, lui vorrebbe iniziare, ma a lei piace più saltare sul materasso e questo è quando le cose vanno bene e ha preso i suoi tranquillanti perché quando è iper eccitata eccola a smontare le lampade e ad indossare i paralumi delle abatjour come cappello, pratica che ripete anche sulla figlia. Quando poco dopo scopriremo che è stata sbolognata al vero papà non potremo che tirare un sospiro di sollievo: la bimba quantomeno è salva, come conferma anche lei via Skype “Stai tranquilla mamma, con papà va alla grande”.

Nel frattempo la mamma si è fatta levare la spirale e visto che non sa come passare il tempo tra una piroetta e l'altra decide di darsi da fare un po’ in giro: si sposa con un carcerato, divorzia, si sposa con Ben Affleck (che, memore degli ordini di Malick non dice “sì, lo voglio”, ma fa solo un cenno con il capo) e alla fine si fa mettere incinta da un altro uomo ancora, uno che incontra solo una volta, ma che è un vero cecchino.

E Padre Maronno Bardem? E’ lì che cerca la sua fede: la trova, non la trova, forse l’ha trovata, forse no, non abbastanza, diamo un’ostia anche ai carcerati, ma non facciamogli capire che dico, meglio sussurrare, che poi tanto il mondo è un po’ come un confessionale. Lui parla spagnolo così come Olga Kurylenko parla in francese e la nostra Romina Mondello, una che ha convinto non si sa come Malick a non essere tagliata dal montaggio (mentre Rachel Weisz non c’è più) si lascia andare a considerazioni altissime come “Sono l’esperimento di me stessa”. E lo grida in italiano, tanto sa bene che per molti americani il suo italiano sarà confuso con il francese della Kurylenko e lo spagnolo di Bardem come un’unica grande lingua, “l’Europeo”.

E se Rachel McAdams appare giusto il tempo per dirci che le è morta una figlia e per lamentarsi del fatto che Ben Affleck, anche negli ultimi 4 minuti di film in cui si è trovato nella stessa inquadratura con lei, non ha mai cambiato espressione, continuandola a guardare con lo sguardo di un pesce lesso, ecco che ricominciano i sussurri, il tempo si fa grigio e a Mont Saint-Michel risale l’alta marea che porta tutti via con sè, senza che nessuno se ne lamenti troppo.

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