Horizon Zero Dawn arriva su PC, quanto è invecchiato in tre anni? | Speciale

Ha ancora senso giocare a Horizon Zero Dawn nel post-Red Dead Redemption 2 Soprattutto: vale la pena sborsare i soldi per goderselo su PC?

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L’arrivo di Horizon Zero Dawn su PC può essere visto in parecchi modi diversi: come un favore all’utenza non-Sony, come uno sgarbo all’utenza Sony, come un altro passo lungo la strada della morte delle esclusive, come una possibilità per qualche altro milione di persone di giocare a uno dei giochi migliori degli ultimi anni... quale che sia la vostra posizione sull’argomento, comunque, la domanda che vi state facendo, se possedete un PC da gioco, è: ne vale la pena?

Horizon Zero Dawn è uno dei maggiori successi commerciali e anche di critica dell’ormai quasi conclusa generazione di console, una delle migliori esclusive per PS4 e un’opera che venne salutata come artisticamente inarrivabile quando uscì nella primavera del 2017. Certo, ebbe la sfortuna di uscire pochi giorni prima dell’arrivo di Nintendo Switch, e quell’anno subì molto i paragoni con The Legend of Zelda: Breath of the Wild: "è il futuro", si diceva, "mentre Horizon è il passato", un’idea di “gioco open world” ormai superata e legata a meccaniche ripetitive e neanche troppo divertenti ma che nostro malgrado funzionano per compulsione e spinta al completismo. Non era del tutto vero allora e non lo è tuttora, perché se è vero che Horizon Zero Dawn è superficialmente strutturato come un Assassin’s Creed o, per fare un esempio recentissimo, Ghost of Tsushima, è anche vero che si stacca dai modelli riducendo drasticamente il numero di cose da fare e concentrandosi da un lato sul racconto, e dall’altro sull’esplorazione fine a se stessa e non finalizzata ad acquisire un altro po’ di risorse utili a migliorare il marsupio.

Escono dalle pareti!

Andiamo con ordine, e nel frattempo cerchiamo di rispondere alla domanda iniziale, se cioè ne valga la pena oppure no. La prima considerazione da fare è che da quando Horizon Zero Dawn è uscito su PS4 a oggi che esce per PC ci sono passati davanti Red Dead Redemption 2, God of War, il miglior Spider-Man di sempre, Assassin’s Creed: Odyssey, Death Stranding e in generale un’enorme quantità di prodotti ad altissimo budget e che sono assimilabili a una delle due anime di Horizon, quella più open world e quella più francamente action e combattimentocentrica. E ciascuno di questi giochi ha fatto, e meglio, le stesse cose che si fanno in Horizon. Per cui se è il vostro primo giro di giostra ma siete pervasi da un sottile senso di déjà vu, non preoccupatevi, è tutto normale: per molti versi Horizon è “uno di quei giochi”, che ormai sono talmente tanto al centro di ogni discorso videoludico quando si parla di single player che vi perdoniamo se ci dite che non ne potete più, e che vi piacerebbe sperimentare con altri generi, altre storie, altri modi di riempire le nostre ore.

Se però il genere non vi ha ancora stancato, se la struttura familiare e ripetitiva fatta di “sblocca un pezzo di mappa, puliscila, fai le missioni, procedi oltre” e di punti di domanda che spuntano come funghi mentre vagate in giro per il mondo, Horizon Zero Dawn ha ancora oggi moltissimo da offrire. È ancora una meraviglia da vedere, per esempio, un gioco di paesaggi e di photo mode continuo, ma anche di bestie metalliche mosse da animazioni che ancora oggi lasciano a bocca aperta; ed è ancora una meraviglia da giocare, con una protagonista mediamente più agile e rapida delle sue controparti negli ultimi anni, da Arthur Morgan a Jin Sakai, un combat system basato su attenta pianificazione dell’ingaggio con il nemico e poi disperata improvvisazione non appena il piano va a ramengo, e il miglior sistema di arco e frecce dell’intera storia del genere e anche oltre.

C’è poi quella rarefazione degli stimoli tipici da open world di cui parlavamo prima, e che è una delle scelte di design migliori di Horizon. Certo, qui e là ci sono tutte quelle attività, minigiochi e perdite di tempo varie che caratterizzano il genere, ci sono gli accampamenti da liberare e le torri da scalare per sbloccare la mappa, e le... robe in giro da collezionare. Ma sono relativamente poche, poco intrusive e quasi completamente ignorabili, non solo in termini di ordine mentale ma anche di presenza fisica nel mondo di gioco: in Horizon si impara presto che c’è poca roba da raccogliere in giro, che è tutta indicata chiaramente anche a distanza e dunque non serve cercarla, e che la maggior parte dei misteriosi sentieri che si staccano dalla strada principale e portano chissà dove finiscono molto semplicemente nel nulla, in un bellissimo nulla che chiama lo screenshot selvaggio, ma è raro che l’esplorazione in Horizon porti a micro- o macro-ricompense che da lì in avanti spingono compulsivamente chi gioca a battere ogni singolo palmo di terreno in cerca della prossima caramella. L’esplorazione nel gioco è trattata come turismo, non una necessità ma un piacere, e chi invece preferisce arrivare in fondo il prima possibile deve solo tirare dritto e ignorare tutto quello che si trova fuori dai sentieri battuti.

R O B O S A U R I

Il risultato è un gioco agilissimo e anche breve, oppure immenso e strapieno di cose da fare se si decide che vale la pena investire del tempo per andare a caccia di robosauri nel deserto. Ed è anche mediamente più vivace della media degli open world, con solo due o tre sequenze che rallentano il ritmo della narrazione; purtroppo una di queste è piazzata proprio all’inizio (il cosiddetto “effetto Twilight Princess”), e rischia di ammazzare l’attenzione di chi è ormai abituato al flashback videoludico come un taglio di montaggio all’interno di una storia che già galoppa e non come spiegone iniziale di presentazione del personaggio in stile Pixar (c’è tantissima Pixar nelle prime ore di Horizon). Superato questo scoglio, che potrebbe creare problemi soprattutto a chi gioca Horizon per la prima volta nel 2020, il gioco si spalanca e, come dicevamo, lascia il controllo della storia nelle mani di una persona che all’improvviso si rende conto che il mondo è pieno di robosauri di ogni tipo e che andare a caccia di robosauri è divertentissimo ed eticamente sostenibile anche per chi non si nutre di carne.

Perché sì, d’accordo, il ritmo e la linearità e la storia che procede spedita, rimane il fatto che non distrarsi giocando a Horizon è ancora oggi molto difficile, e i combattimenti a colpi di arco e frecce contro giganteschi robosauri (che continuiamo a chiamare “robosauri” nonostante comprendano anche modelli chiaramenti ispirati ai mammiferi) non solo non sono invecchiati, ma rimangono ancora oggi insuperati – neanche Assassin’s Creed, che negli ultimi due capitoli ha investito molto in un combat system nuovo di zecca e teoricamente più interessante del precedente, è riuscito a migliorarlo, principalmente perché a differenza di tutti i suoi contemporanei e successori Horizon tratta ancora Aloy come la protagonista di un videogioco e non come la simulazione di un essere umano, e le fa quindi fare cose che un corpo umano normale non potrebbe mai fare invece di renderle faticoso anche l’atto di girarsi di 180° per salire in sella a un cavallo.

Torna dunque per la terza volta la stessa domanda: ne vale la pena? Se già ci avete giocato su PS4, l’unico motivo per ricomprare Horizon Zero Dawn su PC è goderselo in forma migliorata e con un framerate più alto e più stabile – è una versione deluxe di qualcosa che già conoscete, e se non avete apprezzato all’epoca non vi farà certo cambiare idea. Se invece sarebbe la vostra prima volta, e al netto dei pochi caveat dei paragrafi precedenti, la nostra risposta è sì: in tutte le cose che contano Horizon non è invecchiato di un giorno ed è ancora un modello da seguire, e per quel che riguarda i difetti, be’, ci stanno ancora lavorando un po’ tutti quanti, non solo Guerrilla Games.

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