Overwatch | Giochi del Decennio #8
La nostra selezione di Giochi del Decennio prosegue con Overwatch, l'hero shooter di Blizzard che ha regalato ai giocatori un'immaginario travolgente
Quando, sul palco del BlizzCon del 2014, è stato svelato il primo trailer di Overwatch, Tracer e compagni hanno immediatamente catturato l'attenzione del pubblico di tutto il mondo. Personaggi che ti sembra di conoscere da sempre, delineati con una strizzata d'occhio al cinema d'animazione e a mille altre cose, un po' paraculi, se vogliamo, in una trama sempre sottotraccia ma indubbiamente affascinante, accompagnati da stoccate di marketing dritte e precise, dai cortometraggi animati ai fumetti, fino a una miriade di oggetti da collezione che hanno invaso anche i negozi più inaspettati, come le librerie, le fumetterie, i supermercati e le grandi catene di abbigliamento.
L'importanza del lavoro svolto dal team guidato da Jeff Kaplan è sotto i nostri occhi: una nuova IP potente e trascinante come non se ne vedevano da tempo, in grado di catalizzare l'attenzione su di sé e di rivolgersi, al contempo, a un pubblico di massa, proponendo un'immaginario nuovo di zecca, immersivo, coinvolgente e potenzialmente senza fondo, ma non per questo proibitivo ed esclusivo, anzi, visto che tutto quello che dovete sapere su Overwatch è scritto sulla pelle e sul design dei personaggi, sulla loro caratterizzazione, sulla palette utilizzata per dargli vita o su poche righe di battute sputate nei cortometraggi, nei fumetti o direttamente nelle fasi di gioco.
Oltre all'aspetto prettamente tattico, c'è da dire che è impossibile rimanere indifferenti quando, per la prima volta, ci si catapulta fuori dal proprio mecha lanciandolo in bocca agli avversari al grido di "Nerfa questo!", o facendo crollare il cielo sul campo di battaglia con una pioggia di fuoco, o ancora lanciandosi alla carica insieme ai propri compagni di squadra per ottenere una vittoria all'ultimo secondo, in pieno stile Space Jam. Il coinvolgimento emotivo, in Overwatch, passa attraverso il cuore di ogni singolo eroe, soprattutto di quelli con cui ci si sente più in sintonia, e si scarica sulle vostre mani e sul vostro pad, o sulla vostra tastiera, come un parafulmine, elettrizzante e pericoloso, perché spinge sul pedale della competitività e sulla necessità di un buon gioco di squadra, che in fondo sono il vero motore in grado di continuare ad alimentare la passione dei videogiocatori.
Quanto detto qui sopra è portato su palmo di mano dal concetto di multiplayer a squadre proposto da Blizzard, con schiere di giocatori pronti a darsi battaglia seduti sul divano di casa, uniti per un obiettivo comune e non solo per infilare qualche kill eccellente. Un tipo di competizione che premia l'abilità personale, mettendo tutti sullo stesso piano, e un'idea di gioco culminata nell'Overwatch League, un modo d'intendere l'eSport che si è avvicinato moltissimo alle leghe sportive tradizionali del panorama americano, scimmiottando (in senso buono) l'NBA o la Major League del baseball.
Ora, mettete insieme tutti i paragrafi che compongono questo breve articolo e otterrete il profilo di un gioco coinvolgente, emozionante, competitivo, capace di farsi amare da milioni di giocatori e meritevole di aver creato un vero e proprio universo espanso da cui attingere nel prossimo futuro, come in Overwatch 2 che, ci auguriamo, possa esaltare ancor di più tutti i sapori messi nella ricetta di Mamma Blizzard. Perché se è vero che, citando Winston, "il mondo sta cambiando", gettando un'ombra antitetica di ansia e speranza sugli anni a venire di questo pazzo pazzo mondo, è altrettanto vero che Overwatch si è rivelato come una solida certezza per quest'ultimo decennio, e potrebbe esserlo anche per il prossimo, così com'è vero che "il mondo ha bisogno di eroi". E ne avrà sempre.