La vera storia dietro Baby Reindeer

La visione di Baby Reindeer è frustrante ed a spaventosa, ma anche complessa e stratificata perché ispirata ad una vicenda reale vissuta dallo stesso protagonista

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Ispirata al premiato one man show presentato per la prima volta al Fringe Festival di Edimburgo, Baby Reindeer, la sorpresa di aprile di Netflix, racconta la relazione tra il comico Donny Dunn (Richard Gadd) e la sua stalker, Martha (Jessica Gunning), mostrando l'impatto che questo difficile rapporto abbia avuto sulla sua vita e sul modo di affrontare i traumi del proprio passato.

Baby Reindeer, la serie

Baby Reindeer è una serie che vale il vostro tempo, sebbene possa lasciarvi con una sensazione non necessariamente piacevole, considerato il suo umorismo nero ed il fatto che sia un racconto di autodistruzione, trauma e bassa stima di sé.

Tutto inizia quando Martha entra per la prima volta nel pub in cui Donny lavora e lui, mosso a compassione dalle sue lacrime, le offre una tazza di tè per tirarla su di morale, il che darà via ad un incubo fatto di incessanti mail prima e continue telefonate dopo, da parte di una donna che si convince, di fatto, di avere una relazione con il protagonista della serie che, a sua volta, sembra incapace di allontanare la sua stalker in maniera definitiva, in parte perché non vuole ferirla, ma anche e soprattutto perché si ritrova a sentirsi lusingato dalle sue attenzioni.

Non solo la storia della serie risulta particolarmente intrigante, ma lo show trae giovamento anche da una grande interpretazione sia da parte di Richard Gadd, amplificata dal fatto che abbia davvero vissuto le esperienze che racconta, e di Jessica Gunning (Martha), che riesce a trasmettere una ridda di emozioni, passando con impressionante rapidità dall'ispirare compassione alla paura con un solo sguardo.

La visione della serie di Netflix, creata dallo stesso interprete e protagonista, il cui apice è senza dubbio il meraviglioso e straziante monologo nel penultimo episodio, vi lascerà con una sensazione di inquietudine e frustrazione, ma è anche capace di affrontare con sorprendete profondità temi molto complessi come disprezzo di sé, compassione, sensi di colpa, solitudine, trauma, stalking, desiderio e malattia mentale, mostrando quanto facile sia prendere decisione sbagliate per ragioni sbagliate. Ma soprattutto Baby Reindeer è uno show disordinato, visceralmente reale, in cui la sequenza degli eventi ed il modo in cui è impostata la narrazione non sembrano affatto costruite a tavolino dalla penna di autore, ma seguono una più realistica esposizione di una vicenda che, nel suo complesso, non ha nulla di scontato, rendendo la serie particolarmente stimolante.

Baby Reindeer, la vera storia di Richard Gadd

Una delle principali differenze tra l'ideatore della serie Richard Gadd ed il suo alter ego Donny Dunn è che il primo non è un comico fallito in cerca di fama, ma per il resto, quanto vediamo in Baby Reindeer è molto simile a quanto accaduto al diretto interessato, che nei suoi spettacoli ha sempre parlato apertamente della sua vicenda personale.

Vittima di stalking per ben 4 anni, Gadd è stato perseguitato dalla sua aguzzina con ben 41071 e-mail, 350 ore di messaggi vocali, 744 tweet, 46 messaggi su Facebook e 106 lettere, oltre all'invio di alcuni regali dal discutibile gusto come sonniferi, un cappello di lana, dei boxer ed una renna giocattolo, considerato come la donna, nelle loro molte interazioni, usasse chiamarlo appunto "piccola renna".

Proprio come nella serie, inizialmente, sia Gadd che i suoi amici, scherzavano riferendosi alla più appassionata delle sue fan, fin a che la donna non ha cominciato a diventare una presenza ossessivamente costante e persecutoria nella sua vita, non solo inondandolo di messaggi, ma presentandosi anche ad ogni suo spettacolo. Il fatto che la sua storia inverta poi la normale percezione della vittima (donna) e dell'aggressore (uomo), contribuisce a renderla particolare, come è peculiare la reazione che Gadd stesso ha avuto quando ha finalmente realizzato di essere vittima di stalking.

Intervistato da The Guardian, il comico ha infatti ammesso di aver fatto molti errori nella gestione della situazione che stava vivendo, spiegando come, sebbene lo spettacolo che abbia tratto dal racconto della sua esperienza fosse in parte romanzato, la sua essenza era assolutamente vera. Gadd ha anche aggiunto anche come abbia amplificato la tensione e la suspense per il bene del suo show, evitando di far provare al pubblico quelle sensazioni di fastidio e frustrazione che sentiva invece costantemente nella vita reale, spiegando come lo scopo finale del suo show fosse quello di parlare di stalking in una luce diversa dal solito, amplificando il suo legame con la malattia mentale.

Un altro degli aspetti che ha reso la serie di Netflix particolarmente interessante, infatti, è la difficoltà di parteggiare completamente per la vittima, una sensazione che Gadd stesso ha fortemente voluto:
"Credo che l'arte sia più interessante quando non sai per chi parteggiare. Volevo renderlo complesso e volevo che catturasse l'esperienza umana e l'esperienza umana è che le persone sono buone, ma hanno lati negativi e commettono errori".

Per quanto concerne l'incubo vissuto dal comico nella vita vera, dopo 2 anni e mezzo di persecuzioni, in seguito alle quali è stato anche criticato per essere andato dalla polizia a denunciare quanto gli stava accadendo, è finalmente riuscito ad ottenere un ordine restrittivo, dopo il quale, però, la sua stalker ha cominciato a perseguitare anche i suoi familiari ed amici, rendendo la conclusione della vicenda che lo ha visto, suo malgrado, protagonista, un lungo e frustrante processo durato anni.

Baby Reindeer è disponibile su Netflix a partire da giovedì 11 aprile 2024.

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