Sulla scena del delitto: Il caso del Cecil Hotel - la recensione

Sebbene Sulla scena del delitto: Il caso del Cecil Hotel dia tutte le risposte che potreste cercare sul caso Elisa Lam, lo fa con un approccio voyeuristico e non del tutto convincente

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Spoiler Alert
Sulla scena del delitto: Il caso del Cecil Hotel è la prima stagione in 4 puntate di una nuova docuserie di Netflix il cui scopo è quello di svelare i misteri di alcuni famosi luoghi del crimine contemporaneo, cominciando proprio dall'infame hotel di Los Angeles dove trovò la morte, il 31 gennaio del 2013, Elisa Lam, la studentessa canadese che si trovava nella città californiana per una vacanza.

La serie inizia con un interessante approccio storico attraverso la descrizione delle fortune e del declino dell'Hotel Cecil, che sorge appunto nello Skid Row, distretto della Downtown di Los Angeles, nonché un'area che contiene una delle più grandi popolazioni stabili di senzatetto degli Stati Uniti. Anche senza esserne stato cosciente, chiunque abbia visitato la città ha probabilmente calpestato le strade di quei luoghi, che si trovano a due passi da alcuni dei posti più visitati del centro città, come per esempio la famosa libreria The Last Bookstore, la Angels Flight Railway (la funicolare di Los Angeles), il Bradbury Building ed il Grand Central Market, vicinissimi al tristemente noto Hotel Cecil, a cui fu ispirata tra le altre cose la 5^ stagione di American Horror Story: Hotel di Ryan Murphy.

Costruito nel 1924, l'hotel era inizialmente un fiore all'occhiello della città, ma subì un netto declino tra la fine degli anni Trenta e l'inizio degli anni Quaranta, diventando - come viene spiegato nella serie - dimora di senzatetto, disperati, ed a volte noti serial killer, come per esempio il famoso Richard Ramirez, detto The Night Stalker, che vi soggiornò nell'estate del 1985. Ribrandizzato nel 2011 con il nome di Stay on Main, per risollevarne le sorti, l'hotel è stato venduto e chiuso nel 2017 ed è attualmente in fase di completo restauro per essere trasformato in un albergo di lusso.

Individuare geograficamente la posizione dell'hotel e comprendere meglio la storia del distretto in cui sorge è sicuramente necessario per raccontare la triste vicenda della giovane Elisa Lam e spiegare così in che ambiente si sia trovata appena sbarcata a Los Angel da San Diego. Elisa, studentessa di origine cinese della University of British Columbia, grazie anche alle sue stesse parole affidate al suo profilo Tumblr usato come un diario (e che risulta tutt'ora accessibile) è descritta come una giovane piena di speranze e desiderosa di usare questa particolare vacanza per dimostrare a se stessa ed alla famiglia la propria indipendenza, fino alla sua tragica scomparsa.

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Sebbene il nome di Elisa Lam potrebbe non suonare familiare, è improbabile non essersi imbattuti almeno una volta nello strano video che la ritrae per l'ultima volta in vita, registrato da una telecamera dell'hotel e caricato dal giornalista Dennis Romero su You Tube (su cui ha raggiunto a tutt'oggi le 28.676.387 visualizzazioni) e che rese così famoso il suo caso.

Il documentario, ideato e diretto da Joe Berlinger (Conversations With a Killer: The Ted Bundy Tapes), nel corso delle 4 puntate della durata di circa un'ora ciascuna, propone video d'archivio ed interviste alla manager, vecchi residenti ed ex impiegati dell'hotel, ai detective ed al coroner del Dipartimento di Polizia di Los Angeles che indagarono sul caso oltre che a storici e segugi del web.

Ebbene sì. Segugi del web. È proprio qui, infatti, che cominciano a nostro avviso i problemi della docuserie che, dopo un incipit promettente, per buona parte del suo corso dà voce e legittima l'opinione di sedicenti appassionati del crimine che altro non sono se youtuber, utenti di Reddit e quant'altro ossessionati dal caso della Lam, i quali hanno spesso agito con la pretesa di saperne di più di polizia, coroner e familiari stessi della vittima, costruendo un'aura di mistero intorno ad un caso che, per quanto tragico, ha dei contorni molto chiari.

Questa è infatti una premessa importante da fare: se dalla serie ci si aspetta che faccia chiarezza sul caso, si sarà certamente accontentati e non ve ne andrete delusi. Ciò che tuttavia lascia perplessi è proprio il modo discutibile in cui Sulla scena del delitto: Il caso del Cecil Hotel tenda a nutrire l'ossessione che questo caso ha scatenato, tra satanisti, spiritisti ed amanti delle cospirazioni, che hanno fatto persino delle vere vittime, come nel caso di Pablo Vergara, nome d'arte Morbid. Ex musicista metal intervistato nella serie, Vergara fu accusato di essere l'assassino della Lam da questi improvvisati "segugi del web" ed ha avuto la carriera e la vita rovinata a causa loro.

Nonostante le apparenze, persino il fatto stesso che Berlinger dia a Vergara un certo spazio alla fine della serie, sembra una contraddizione in termini, considerato quanto del documentario sia incentrato sulle folli teorie ispirate da chi gli ha reso la vita un'inferno e le cui azioni - a volte al limite dello stalking e sicuramente oltre il confine del cyberbullismo - non vengono mai apertamente condannate. Per fare un esempio concreto, si arriverà persino a dare spazio ad un uomo che per "trovare un senso di conforto" dopo la deludente chiusura del caso, ha chiesto a qualcuno di andare sulla tomba della Lam, in Canada, e posare per lui una mano sulla sua lapide, cosa che dà un'idea ben precisa della follia raggiunta da queste persone e del modo distorto in cui sono rappresentate nella docuserie. Tra gente che dichiara apertamente di non credere alle conclusioni del medico legale, perché non rientravano nei confini della storia che si erano creati, o che dice imperdonabili falsità su problemi di estrema gravità come i suicidi legati al bipolarismo, per buona parte, il documentario sembra il trionfo dell'incompetenza, più che un prodotto che tenta di fare chiarezza.

Solo alla fine della penultima puntata e per buona parte della quarta, si assiste finalmente ad una sorta di svolta in cui vengono chiariti i fatti ed i "segugi del web" ammettono che "sì, forse, se le cose stanno proprio così, allora potremmo esserci sbagliati, è possibile fossimo troppo coinvolti nel caso e quindi non obiettivi". In sostanza, invece di essere un prodotto che lascia che siano i fatti a spiegare l'evoluzione degli eventi che hanno portato alla tragica morte di Elisa Lam e poi, solo dopo, descrive come questi siano stati distorti da alcuni elementi, condannandone gli atteggiamenti e le folli teorie, gli autori sembrano provare un certo gusto nel dare loro credito, oltre a scadere fin troppo spesso in un certo gusto per il macabro. Nella fattispecie, ciò accade quando vengono intervistati con dovizia di particolari due turisti, ospiti dell'Hotel, che denunciarono il colore sospetto e lo "strano sapore" dell'acqua che usciva dai rubinetti alla direzione, cosa che portò poi al ritrovamento del cadavere della vittima annegata appunto in uno dei 4 serbatoi sul tetto dell'hotel che servivano alcune della camere.

Sebbene quindi Sulla scena del delitto: Il caso del Cecil Hotel fornisca una chiara soluzione del caso e presenti tutti gli elementi per comprenderne gli sviluppi, la docuserie applica un metodo per raccontare i fatti che sembra indulgere con un certo piacere in un ingiustificato voyeurismo che non fa sicuramente bene al genere, non onora la memoria della vittima e non lo rende nemmeno tra i migliori prodotti di Netflix.

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