Outer Range: la recensione dei primi episodi della serie
Outer Range, con il suo cast, la sua fotografia ed i suoi misteri prova in tutti i modi ad essere unica, ma la noia rischia di vincere sulla curiosità
Gli incredibili panorami del Wyoming, una famiglia proprietaria da generazioni di un ranch e molti drammi familiari: quando Amazon Prime Video ha annunciato il progetto di Outer Range con protagonista Josh Brolin, per un attimo, in molti hanno tremato all'idea dell'effetto imitazione Yellowstone. Tuttavia, la buona notizia è che le due serie non hanno nulla in comune e la cattiva è che le due serie non hanno nulla in comune.
LA TRAMA DI OUTER RANGE
Sin dai primi minuti dall'esordio dello show appare evidente che Royal Abbott (Josh Brolin), sua moglie Cecilia (Lili Taylor) ed i loro figli abbianno molto di cui preoccuparsi. Perry Abbott (Tom Pelphrey) e sua figlia stanno ancora cercando di venire a patti con la scomparsa della moglie di lui, svanita nel nulla da ormai 9 mesi, mentre Rhett Abbott (Lewis Pullman), uno scapestrato con una preoccupante affezione per la bottiglia, fatica a far decollare la carriera di cowboy di rodeo. Come se non bastasse i loro vicini e nemici di lunga data, i Tillerson, hanno fatto causa agli Abbott, reclamando come loro 600 acri della loro preziosa terra basandosi su alcune vecchie mappe che indicavano i confini tra le loro proprietà.
Ciò nonostante, quello intorno al quale ruota la trama principale di Outer Range è un mistero di ben altra natura.
Sulle tracce di un capo di bestiame in fuga, Royal trova infatti in uno dei suoi pascoli un gigantesco buco nel terreno, perfettamente circolare ed apparentemente senza fondo, e quando si sporge prudentemente dal bordo per infilarci una mano dentro viene travolto da ricordi di un passato che pensava di aver perduto e da inspiegabili premonizioni del futuro. Quando infine allontana spaventato il braccio si rende presto conto di come siano trascorse ore invece dei pochi secondi che lui pensava avesse impiegato in quel semplice gesto.
"SAPETE QUALCOSA DI UN DIO GRECO CHIAMATO KRONOS?"
A soli 4 episodi dall'esordio della serie è presto evidente come il difetto più imperdonabile di Outer Range sia quello di mettere troppa carne al fuoco e soprattutto inseguire il mito di serie come Lost o Twin Peaks, una sfida che in molti show hanno dimostrato essere persa in partenza.
Nonostante l'elemento soprannaturale potrebbe poi essere il fiore all'occhiello dello show o comunque la parte della storia che dovrebbe stuzzicare maggiormente la curiosità degli spettatori, viene relegato quasi a racconto di contorno, con episodi caratterizzati da un ritmo esasperatamente lento ed a volte ripetitivo che si perdono in trame poco originali e non particolarmente avvincenti.
Eppure, che Outer Range si sforzi a puntare a diventare qualcosa di unico è piuttosto evidente, sia grazie al casting di tutto rispetto che alla spettacolare fotografia a cui Yellowstone ci ha però abituati. Con un palcoscenico così a disposizione, aspettarsi qualcosa meno della spettacolare opulenza della natura sarebbe infatti quasi un insulto.
La serie, scritta per buona parte dal drammaturgo Brian Watkins, ha inoltre uno stile teatrale, caratterizzato da frequenti silenzi, lunghe pause e monologhi cosparsi un po' ovunque e che non aiutano comunque mai davvero a chiarire esattamente la natura di questo sfuggente show, che cerca di essere troppe cose per avere un'identità propria.
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Il senso di inquietudine trasmesso da Outer Range è ciò che funziona meglio di questo show a caccia di una grandeur che non riesce mai davvero a raggiungere, se non forse nella fotografia, vanificato però dal tentativo di dare risposte a quesiti esistenziali, dandosi un tono di profondità che non è giustificato nemmeno dai tentativi dell'ottimo cast.
Per quanto il mistero di quello spazio vuoto nel ranch della famiglia Abbott possa infatti incuriosire, è altresì possibile che la noia prenda il sopravvento sulla curiosità.
Amazon Prime Video rilascerà due episodi della serie Outer Range ogni venerdì.