House of the Dragon 2x07 “La Semina Rossa”: la recensione

Dopo lo stallo delle scorse settimane, House of the Dragon confeziona un episodio che bilancia azione e introspezione in vista del finale

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Spoiler Alert

La nostra recensione del settimo episodio di House of the Dragon, dal titolo “La Semina Rossa”, disponibile da oggi in esclusiva su Sky e in streaming su NOW.

Dopo lo stallo delle scorse settimane e in vista del finale di stagione, House of the Dragon rilascia un episodio che bilancia azione ed introspezione e i cui avvenimenti potrebbero stravolgere per sempre la storia della Casata Targaryen. “La Semina Rossa” è da oggi disponibile in esclusiva su Sky e in streaming solo su Now. Qui di seguito la nostra recensione, ovviamente spoiler.

Un'armata di bastardi 

«Quando Jacaerys pretese di sapere dove Fungo proponesse di trovare altri draghi, il nano racconta di aver riso e risposto: “Sotto le lenzuola e cataste di legna, ovunque voi Targaryen schizziate il vostro seme argentato”.» (Fuoco e Sangue – Edizione Illustrata, p. 422).

Una battuta del libro che nell'episodio è affidata a Misarya, suggeritrice di una strategia che, per quanto necessaria, potrebbe mirare il potere e il misticismo dei Targaryen. Jacaerys (che invece nel libro è il vero artefice del piano) è infatti contrario alle decisioni di Rhaenyra, ferito proprio da ciò che la madre crede di esaltare: lo scambio tra i due è struggente ed emozionante, grazie soprattutto alla performance del giovane Harry Collett, che implora la madre di non strappargli via la propria legittimità e soprattutto di non ricordare a tutti di quanto anche lui sia un Targaryen solo a metà. A non essere d'accordo con la regina anche l'Ordine dei Custodi dei Draghi, contrari a lasciare che creature leggendarie vengano cavalcate da chiunque non abbia sangue di drago nelle vene. 

Rhaenyra è però determinata ad avere uno scopo, a scongiurare sì una guerra sanguinosa, ma forse più di tutto a poter portare avanti una propria agenda senza aver bisogno del consenso e dell'aiuto di nessuno, al contrario della condizione di immobilismo che l'ha vista fino ad ora intrappolata. Proprio come Addam di Hull, il primo dei bastardi a reclamare un drago, sebbene la sua vera identità per adesso resti ancora un segreto conosciuto a pochi. Se il giovane è desideroso di mettersi alla prova, il fratello Alyn così come il padre Corlys non sono invece molto inclini a rivelare la verità. Per quanto forse ci sarebbe stato bisogno di qualche scena in più con protagonisti i due fratelli, la stagione ha strutturato sapientemente la loro introduzione, fino a renderli fondamentali per la storia in vista degli eventi futuri. 

L'umiliazione di Daemon 

«Le Terre dei Fiumi sono e sono sempre state il figlio di mezzo di Westeros, coinvolto in ogni peto di un lord o di un altro. I miei antenati sapevano che per sopravvivere era necessario per i Tully stringere alleanze. La nostra trota ha risalito così tanti fiumi nel corso dei secoli che è un miracolo che metà dei sigilli del regno non abbiano le pinne.» (Ser Brynden “il Pesce Nero” Tully).

Alla sua prima apparizione qualche episodio fa mai avremmo pensato che il giovane Oscar Tully, ora lord di Delta delle Acque e Protettore delle Terre dei Fiumi, si sarebbe rivelato un così formidabile avversario per il temibile Daemon Targaryen. Ciò che la sceneggiatura mette in atto in questo segmento di episodio è quanto di più vicino ci possa essere al Game of Thrones che tutti ricordiamo, dove le sorti di uno o più personaggi venivano decise nello spazio di una battuta, nello scambio di uno sguardo, nel rumore di una spada sfoderata. Daemon, comandante capace ma politico per nulla saggio e scaltro, viene qui messo all'angolo, umiliato e costretto ad ingoiare il proprio orgoglio pur di ottenere il favore dei lord dei Fiumi. 

Per la prima volta, anche grazie alla visione che ha del decrepito fratello Viserys, Daemon sembra finalmente capire la lezione che avrebbe dovuto apprendere da molto tempo: comandare è divertente, regnare è un'altra cosa, la Corona non è un premio, ma un fardello da portale e i più meritevoli di indossarla sono proprio coloro che non la desiderano. Come impatterà questa consapevolezza nella sua evoluzione? Potrebbe questa scoperta depotenziare il fascino di questo ambiguo personaggio?

Probabilmente trascinata per troppo tempo nel corso della stagione, la storyline di Daemon trova però adesso un suo senso di esistere, nella conclusione di un viaggio all'interno dell'inconscio del personaggio che diversamente non avremmo potuto avere. La sua frustrazione è stata la nostra frustrazione e, sebbene non possiamo ancora parlare prima dell'ultimo episodio, forse tenere Matt Smith lontano da tutto e tutti potrebbe aver dato i suoi frutti in termini di character building.

Il risveglio di Alicent 

Per Alicent questa è stata la stagione della presa di coscienza: del suo ruolo di madre, dei suoi errori di giudizio, delle sue scelte e alleanze, dei suoi desideri e delle sue paure. Ma soprattutto questi otto episodi sono stati un viaggio verso la consapevolezza di aver vissuto tutta una vita come ancella e serva di quel famoso patriarcato che nonostante gli sforzi e i sacrifici non potrà mai trattarti con giustizia ed equità. Ferita ad un braccio nello stesso punto in cui anni prima lei stessa aveva ferito Rhaenyra, Alicent è stanca e rassegnata, ma anche libera dalle ansie che da sempre la caratterizzano.

In questo episodio la vediamo spogliarsi letteralmente dei suoi panni da regina per immergersi nell'acqua e nel silenzio della natura e purificarsi finalmente dalla sporcizia, vera e metaforica, della Fortezza Rossa, la stessa dalla quale tentava di pulirsi compulsivamente nel primo episodio. Una serie di vignette tranquille e senza dialoghi quelle con protagonista Alicent, che alcuni potrebbero giudicare riempitive (ed in parte lo sono), ma allo stesso tempo possono essere viste come funzionali alla costruzione della prospettiva di questo personaggio, soprattutto in vista delle scelte che potrebbe compiere nel finale di stagione. 

La Semina Rossa 

«Si diceva che tali felici bastardi fossero “nati dal seme del drago”, e successivamente furono chiamati semplicemente “semi” per indicare la loro appartenenza alla stirpe del drago.» (Fuoco e Sangue – Edizione Illustrata, p. 422).

“La Semina”, così viene definita la ricerca di questi semi di drago, chiamata anche “la Semina Rossa” a causa dei trionfi e delle tragedie che la caratterizzarono, è l'assoluta protagonista di questo episodio. In risposta alla chiamata di Rhaenyra alla Roccia del Drago, i numerosi bastardi di Casa Targaryen si radunano alla Fortezza per sfidare la sorte e guadagnarsi la possibilità di una vita migliore. Tra loro anche due personaggi i cui indizi sulla vera identità erano stati seminati fin dall'inizio della stagione: si tratta del fabbro Hugh (chiamato nei libri Hugh Martello o Hugh il Duro) e del perdigiorno Ulf, detto il Beone.

Il drago da reclamare è uno dei più feroci, Vermithor, soprannominato la Furia di Bronzo, appartenuto in passato al re Jaehaerys e già intravisto nel finale della prima stagione. In questo episodio lo vediamo però in tutta la sua magnificenza, e prima di tutto lo percepiamo, ed in questo senso il lavoro del reparto di sound design è come sempre incredibile nel caratterizzare i versi emessi da ogni singolo drago. Ormai dovremmo essere abituati a vedere i draghi e le loro interazioni con gli umani, ma la serie si sforza ogni volta di creare nuovi e creativi modi di metterli in scena, riuscendo a catturare perfettamente quell'atmosfera di meraviglia e terrore che caratterizza la vista di queste stupefacenti creature.

Al termine della sequenza di carneficina, alla quale Rhaenyra assiste impassibile, con un colpo di scena non proprio inaspettato ma comunque soddisfacente, vediamo Hugh reclamare coraggiosamente Vermithor, mentre Ulf incappare quasi per caso in Ali D'Argento, il docile drago femmina una volta cavalcato dalla regina Alysanne. L'episodio si conclude con la scoperta (tardiva grazie all'intervento di Larys Strong) da parte di Aemond dell'esistenza dei nuovi cavalieri e della constatazione della ora netta supremazia dei Neri.

Rhaenyra in particolare subisce un'evoluzione nel corso dell'episodio, passando dalla cautela alla sete di sangue: dopo aver sacrificato decine di persone pur di raggiungere uno scopo, la regina appare ora trasfigurata, vittima di un complesso di Dio che potrebbe essere la sua rovina. Ora infatti che tre uomini comuni hanno ottenuto il controllo di tre dei più formidabili draghi in circolazione, sarà interessante vedere come le dinamiche tra questi cavalieri si svilupperanno, come il potere appena acquisito impatterà le promesse di lealtà e devozione e come la loro condizione di bastardi cavalcatori di draghi sarà alla fine una benedizione o forse una maledizione per i Targaryen. 

In dirittura d'arrivo 

«Nel mio cuore c'è un debole per gli storpi, i bastardi e le cose spezzate» è una frase pronunciata da Tyrion Lannister nella serie madre: si tratta di un concetto cardine della saga, molto caro a George R.R. Martin e che per certi versi può essere considerato come uno dei temi centrali di questo episodio, incarnato dai personaggi di Larys Strong, di Aegon, e dai bastardi come Hugh, Ulf, Addam e Alyn. 

Dopo due episodi intermedi necessari alla trama ma non particolarmente appassionanti, “La Semina Rossa” è invece un capitolo dal ritmo più fluido, con dei momenti di scambio tra i personaggi caratterizzati da una scrittura decisamente più ispirata e di sostanza (come ad esempio quella tra lord Larys e lord Jasper). Abbiamo poi una sequenza d'azione sufficientemente avvincente, interpretazioni brillanti soprattutto del cast giovane e poi draghi, tanti draghi, diversi tra loro per aspetto e caratteristiche e che si preannunciano come i veri protagonisti del finale di stagione.

E voi che ne pensate? Vi ricordiamo che House of the Dragon è disponibile in esclusiva su Sky e in streaming solo su Now. Commentate se avete un abbonamento a BadTaste+!

Potete trovare tutte le informazioni e le curiosità sulla serie nella nostra scheda.

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