Kipo e l’era delle creature straordinarie è l’apocalisse di cui avremmo bisogno
Kipo e l’era delle creature straordinarie è una delle opere più importanti del ventunesimo secolo – o quantomeno uno dei migliori originali Netflix
Kipo è il coloratissimo e minuscolo racconto (la prima stagione sono dieci episodi da 20-25 minuti l’uno) della vita in un mondo post-apocalittico che rientra vagamente nella macrocategoria “mutazioni nucleari”; l’opera di Radford Sechrist in particolare sceglie di virare sulle sottocategorie “mutazioni colorate”, “animali mutanti” e “droga”, immaginando un pianeta Terra dove ogni traccia di civiltà è stata inghiottita dalla vegetazione e soggiogata al volere di animali senzienti. Quel che resta dell’umanità vive sottoterra, in giganteschi rifugi costruiti tanto per tenere fuori le beste feroci quanto per tenere dentro le persone, che trascorrono la loro intera esistenza nel terrore di quello che c’è in superficie e nascono e muoiono senza mai vedere la luce del sole.
Sono solo dieci episodi, per ora (la seconda stagione di Kipo è arrivata su Netflix qualche giorno fa), ma c’è dentro abbastanza storia e abbastanza mitologia da riempire intere wiki: Kipo stringe un’amicizia apparentemente a senso unico con un’abitante della superficie, Wolf, e poi con una coppia di sbandati composta da un tizio sempre allegro di nome Benson e da Dave, il suo insetto parlante intrappolato in un ciclo costante di morte e resurrezione che è al centro di alcune delle gag migliori della serie. E Kipo conosce anche i suoi nemici, il mandrillo Scarlemagne, le rane mod, i lupi secchioni, come dicevamo Radford Sechrist non si è risparmiato in alcun modo. Anche perché la serie è per lui una grandissima occasione, visto che nasce come webcomic e diventa prodotto Netflix in tempo zero, opzionata a una velocità tale che in rete non si trova quasi più traccia della prima versione: c’è qualcosa sul Tumblr dell’autore, qualcosa sul suo account Deviantart, ma lui stesso ha confermato che ha smesso di lavorarci nel momento in cui Netflix ha ordinato lo show. Ed è bellissimo guardare la serie con questa consapevolezza, e apprezzare come Sechrist non si sia fatto cogliere da ansia da prestazione ma abbia sfruttato al meglio la piattaforma offertagli: Kipo non è solo una festa visiva con un cuore grande così, è anche un prodotto perfettamente pensato per i tempi del binge watching (una stagione si guarda in una sera neanche troppo intensa) o in alternativa per quelli frenetici e frammentati di chi ha tempo per guardare non più di un episodio alla volta.