L'emergenza Coronavirus accelera la crisi della pay TV negli Stati Uniti
Nel primo trimestre dell'anno, anche a causa della recessione dovuta all'emergenza Coronavirus, sono crollati gli iscritti alle pay tv americane
I cosiddetti "cord-cutters" sono cresciuti enormemente nel primo trimestre del 2020, e si prevede un'ulteriore intensificazione del fenomeno nel secondo trimestre (aprile-giugno, completamente investito dal lockdown e dalla crisi economica).
Le piattaforme satellitari hanno visto il maggior numero di disiscrizioni: AT&T, in particolare, ha perso un milione di iscritti (principalmente da DirectTV), mentre Dish Network ha perso 413mila abbonati. Sono le perdite più grandi mai sostenute dalle compagnie. Anche i servizi di virtual pay tv non se la passano bene: AT&T TV Now, Dish’s Sling TV e FuboTV hanno perso complessivamente 341mila abbonati. Hulu + Live TV e YouTube TV sembrano essere le uniche eccezioni, con incrementi rispettivamente di 100mila e 300mila abbonati.
Le grandi media company, comunque, si sono già attrezzate da anni per affrontare questo fenomeno sviluppando piattaforme streaming proprietarie: Disney ha già lanciato Disney+, NBCUniversal (di proprietà di Comcast, che possiede anche la paytv europea Sky) sta lanciando Peacock e WarnerMedia (di proprietà di AT&T) a breve lancerà HBO Now.