Neon Genesis Evangelion: 10 anime da recuperare se avete amato la serie

Ecco dieci anime simili a Neon Genesis Evangelion, da riscoprire se avete amato la serie di Hideaki Anno

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Neon Genesis Evangelion è arrivato su Netflix. Lo ha fatto con un nuovo doppiaggio, curato da Gualtiero Cannarsi, che ha praticamente monopolizzato la discussione nella prima settimana dell'arrivo dello show (qui trovate la nostra intervista al diretto interessato). Di ieri è invece l'annuncio, da parte di Netflix, della rimozione del doppiaggio tanto discusso. Ma, mettendo da parte il dibattito sull'adattamento, non vogliamo che l'importanza dell'opera di Hideaki Anno passi in secondo piano. Si parla infatti di uno degli anime più influenti mai realizzati e una delle opere cult per eccellenza tra le serie animate giapponesi.

Ecco quindi dieci suggerimenti se siete in cerca di anime simili a Neon Genesis Evangelion.

Mobile Suit Gundam (1979)

Il primo capitolo dello storico franchise creato da Yoshiyuki Tomino è l'opera che più ha ridefinito i canoni del genere dei real robot. Narra della Guerra di un anno, combattuta in un ideale futuro tra il Principato di Zeon e la Federazione Terrestre, e del robot da battaglia Gundam che si rivela decisivo per ribaltare le sorti dello scontro. Come Evangelion, si tratta di un punto di non ritorno nella narrazione dei mecha e dei loro piloti nell'animazione seriale, fino a quel momento caratterizzata dai super-robot di Go Nagai. I protagonisti di Tomino esitano, provano dolore, maturano, e non c'è gloria o trionfo nello scontro, solo la necessità di continuare a combattere per vincere. La rassicurante riproposizione di intrecci e scontri episodici lascia allora il posto ad una narrazione più esaltante e fluida. E la vera sfida, in questa guerra totale in cui i nemici sono tanto approfonditi e complessi – forse più – dei protagonisti, è lottare per mantenere la propria umanità. Shinji Ikari è "figlio" ideale di tutti i protagonisti della saga, soprattutto del Kamille Bidan della serie successiva del franchise: Mobile Suit Z Gundam.

Punta al Top! GunBuster (1988)

Quando non si parla di Evangelion, il nome di Hideaki Anno è legato soprattutto a Nadia - Il mistero della pietra azzurra, splendida opera d'avventura influenzata da Hayao Miyazaki e Jules Verne. Eppure è con la sua prima regia su GunBuster che Anno - e lo studio Gainax - affilano le armi in vista di Evangelion. La serie narra della guerra dell'umanità, in un prossimo futuro, contro una razza di alieni. Mecha, liceali complessati, incomunicabilità. Nella caratterizzazione dei personaggi e nella drammaticità che poco a poco entra nella storia, questo OAV di appena sei puntate è il prototipo della serie più conosciuta di Anno.

La rivoluzione di Utena (1997)

L'apocalisse adolescenziale di Kunihiko Ikuhara, che aveva già lavorato su Sailor Moon, ha vari elementi in comune con Evangelion, uscito due anni prima. Racconta di una ragazza, Utena appunto, che frequenta un'accademia nella quale alcuni studenti si sfidano per ottenere la Sposa della Rosa, una ragazza di nome Anthy. Chi trionferà avrà il potere di "rivoluzionare il mondo". Nato come progetto crossmediale – anime, fumetto, videogioco – Utena estremizza, se possibile, il trauma dell'adolescenza che già era al centro di Evangelion. Si tratta di una serie complessa, di difficile interpretazione, che sfida lo spettatore con riferimenti, citazioni, simbolismi, una trama indecifrabile. Si parla di sessualità, scoperta di sé ed emancipazione, in una serie in cui l'impatto con l'impianto visivo e la colonna sonora è fortissimo.

Serial Experiments Lain (1998)

L'opera di Yoshitoshi ABe è immensa ed estrema, irrinunciabile e stratificata. Ancora una volta, e non sarà l'ultima in questo elenco, si parla di un'apocalisse. Personale o universale che sia, non fa differenza, così come non importa che si consumi sulla rete informatica. Lain è una giovane introversa attirata dal wired, la rete internet del futuro. I suoi genitori incoraggiano questo suo interesse, ma forse per lei si tratta di un ritorno ad un mondo che non le è estraneo. In appena tredici episodi Lain anticipa la scissione dell'individuo tra reale e virtuale e la frammentazione della coscienza attraverso la rete. Stile cupo, lento, atmosfere ossessive e paranoiche, character design allucinato. ABe avrebbe confermato il suo stile anche nel successivo Texhnolyze.

RahXephon (2002)

L'influenza di Evangelion su RahXephon è evidente fin dal primo episodio. Su Tokyo si abbatte un attacco da parte di creature dai connotati angelici – o almeno per come li intende Anno – e tocca ad un giovane pilota salire su un mecha per fronteggiare la minaccia. La tematica ricorrente nella serie è la musica, la ricerca di un'armonia e di un equilibrio nel mondo, che poi corrisponde al solito tema sulla difficoltà nel relazionarsi con gli altri. Arrivato alcuni anni dopo la serie di Anno, RahXephon vi si appoggia vistosamente nell'impostazione, riuscendo però – nel trascorrere degli episodi – a inserire un tocco personale nell'intreccio.

Ergo Proxy (2006)

C'è Paranoid Android dei Radiohead ad accompagnare i titoli di coda di questa serie. E non potrebbe esserci scelta migliore dato il tema trattato. Nella città cupola di Romdo gli androidi, chiamati AutoReiv, sono sfruttati dagli esseri umani. Un'ispettrice deve indagare su un virus che potrebbe donare loro l'autocoscienza. I children di Evangelion (Shinji, Rei, Asuka) sono definiti e traumatizzati dall'esigenza di trovare un loro scopo nel mondo, quella che in Ergo Proxy è la ragion d'essere che accomuna tutti gli umani. Ogni essere, umano, androide o Proxy che sia, è creato per assumere una funzione sociale. Oltre la cupola di Romdo in cui vive la civiltà, si estende il deserto post-apocalittico, che tuttavia forse è l'unico luogo nel quale poter essere liberi. La serie si pone su una scia ormai familiare, quella di anime complessi, cupi, respingenti, dalla forte impronta filosofica.

Bokurano (2007)

Un gruppo di ragazzi scopre in una caverna un misterioso individuo che offre loro l'occasione per partecipare a quello che viene definito come un gioco. Potranno salire a bordo di un robot gigante per sconfiggere delle creature mostruose. Come Shinji per tutta la durara di Evangelion sarà spezzato dalla necessità di salire sull'EVA-01, vissuta come un obbligo o un ricatto, anche i protagonisti di Bokurano, puntata dopo puntata, devono trovare dentro loro stessi le giuste motivazioni. Una serie nella quale i combattimenti rimangono in secondo piano, mentre i protagonisti e le loro storie personali, spesso molto traumatiche, sono al centro di tutto.

Puella Magi Madoka Magica (2011)

Non fatevi ingannare dall'apparenza. Madoka Magica rappresenta per il genere majokko quel che Evangelion è per il genere dei "robottoni". Come in molti anime con delle streghette (L'incantevole Creamy, Card Captor Sakura) ci sono costumi sgargianti, una creatura magica, una trasformazione per la protagonista. Ma la leggerezza di quei prodotti viene spazzata via da una svolta drammatica nella trama, che proietta l'intera serie su binari completamente diversi. Il contrasto fra il character design delle protagoniste e la violenza visiva è stridente e inquietante, difficile da dimenticare. Pur mancando di quella complessità di temi di altri titoli di questo elenco, la serie di Gen Urobuchi (che poi avrebbe creato Psycho-Pass) merita di essere recuperata.

Knights of Sidonia (2014)

Tsutomu Nihei, autore del capolavoro Blame!, è la mente dietro quest'opera, da cui sono state tratte finora due stagioni anime. Ancora una volta ci troviamo in un lontano futuro nel quale l'umanità vive su un'immensa stazione spaziale, costretta a difendersi dagli attacchi di creature note come Gauna. I mecha pilotati nella serie sono intesi come pure macchine da combattimento, l'attenzione è incentrata sui piloti e sulle loro paure. Nel protagonista Nagate si ritrovano alcune caratteristiche tipiche, come la lontananza dal resto delle persone, la difficoltà di comunicare, la diffidenza e la necessità di aprirsi agli altri.

devilman

Devilman Crybaby (2018)

Abbiamo iniziato citando i super robot di Go Nagai e terminiamo con un'altra opera del maestro. Evangelion è molto debitore di Devilman, soprattutto nella visione apocalittica sviluppata in The End of Evangelion. Già nel 1972 l'opera si poneva una domanda cruciale: vale la pena salvare l'umanità? La risposta non era affatto scontata, e Anno avrebbe ripreso quel quesito, rimettendo nelle mani di Shinji la stessa questione morale che si era trovato ad affrontare Akira Fudo decenni prima. Questa in particolare è la versione animata curata da Masaaki Yuasa (Kaiba, Tatami Galaxy), che è riuscito a coniugare l'intreccio originale con la propria impronta visiva.

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