Le terrificanti avventure di Sabrina (prima stagione): la recensione
La prima stagione di Le terrificanti avventure di Sabrina reinventa la sua protagonista, calandola in un universo cupo e pieno di allusioni all'oscurantismo contemporaneo
Tratta dai fumetti Archie Comics e liberissima reinterpretazione della comedy Sabrina - Vita da strega degli anni '90, la prima stagione della serie Netflix ha debuttato il 26 ottobre, fornendo un'efficace e necessaria dimostrazione di cosa significhi reinterpretare. La nuova Sabrina Spellman, resa con carismatica delicatezza da Kiernan Shipka, nasconde dietro il suo studiatissimo e rassicurante look retro un'indole da pasionaria, che la fa assurgere sin dai primi episodi al ruolo di paladina. Figlia di uno stregone e di un'umana, la ragazzina si prepara alla grande scelta che dovrà compiere nel giorno del suo sedicesimo compleanno: entrerà nella Chiesa della Notte e abbraccerà la sua natura diabolica o perderà ogni potere soprannaturale per non rinunciare alla sua umanità?
Il tutto viene raccontato attraverso un'estetica dalla forte identità, che spesso ingabbia i personaggi in obiettivi deformanti e aberrazioni cromatiche che acuiscono il senso di straniamento soprannaturale proprio del contesto in cui la storia è ambientata. Una scelta che si riflette anche nelle sghembe soluzioni scenografiche, che articolano lo spazio in ambienti caotici e spesso asimmetrici; lo squilibrio visivo diviene quindi eco di quello che alberga nel cuore della protagonista, divisa a metà a causa della sua doppia natura (umana e stregonesca).
In questo senso, Le terrificanti avventure di Sabrina sottolinea il divario tra ambizione personale e predestinazione sociale, valida tanto per la protagonista quanto per Harvey, che alla miniera dove lavorano il padre e il fratello preferisce il meno testosteronico hobby del disegno. È un universo subordinato a un machismo stolido, quello che la serie vuole e denunciare, e nei suoi tratti patriarcalmente oscurantisti - presenti in egual misura nel mondo magico e in quello umano - non possiamo non ravvisare allusioni a tendenze reazionarie tuttora imperanti nella realtà contingente.
Pur non essendo esente da difetti, questa prima stagione suscita quindi riflessioni nient'affatto scontate, che collocano la nuova Sabrina lontano dal colorato microcosmo ottimista della serie originale e la pongono davanti a ostacoli ben più grandi di lei, che la nostra eroina affronta supplendo con coraggio e lucidità alla maturità che i suoi pochi anni non le concedono. Come spesso accade per le serie Netflix, una maggior capacità di sintesi avrebbe forse giovato al prodotto finale, risparmiandoci qualche episodio filler costruito unicamente sul villain di puntata; inoltre, l'approfondimento psicologico dei personaggi - perfetto nel caso di Hilda, Zelda e Ambrose - dimostra qualche falla persino nel caso della protagonista, valida spesso più come simbolo di ribellione che come incarnazione del dramma della crescita.
Nonostante ciò, Le terrificanti avventure di Sabrina centra il bersaglio, divertendo con sagacia e affascinando grazie alla costruzione di un universo tenebroso e internamente coerente: supportata da un cast azzeccatissimo specialmente nella scelta dei comprimari (su cui giganteggia la Miss Wardell di Michelle Gomez), la serie promette di approfondire nella seconda stagione i "terrificanti" elementi mostrati in questo primo arco di episodi. Perché il male può avere molte forme, e far inorridire tanto con un'evocazione infernale quanto con il bigottismo e la discriminazione.