The Rain: ecco le nostre impressioni sui primi tre episodi

Abbiamo visto in anteprima i tre episodi iniziali di The Rain, serie danese targata Netflix incentrata su due fratelli in lotta per sopravvivere in un mondo minacciato da una pioggia assassina

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Al grido di Stay Dry, Stay Alive arriva dalla Danimarca The Rain, dramma postapocalittico che inaugura il corso della produzione, da parte di Netflix, di titoli originali dalla terra d'Amleto. Dopo averne visto in anteprima i tre episodi iniziali, il dovere d'onestà c'impone di dichiarare da subito che, come prima serie made in Denmark del catalogo del colosso streaming, The Rain sia tutt'altro che esaltante. Roba da far gonfiare d'orgoglio nazionale persino i più ostinati detrattori di Suburra.

Lungi dal fare della propria identità europea un punto di forza, si limita infatti a scimmiottare senza gran successo i punti di riferimento statunitensi a cui si rifà, senza mai distaccarsi da un derivatismo fiacco e a tratti snervante: c'è un po' di Io sono Leggenda, un po' di The Walking Dead e, perché no, anche un po' di The Last of Us nella serie ideata da Jannik Tai Mosholt, Esben Toft Jacobsen e Christian Potalivo, ma le somiglianze si limitano a un ricalco privo di brio che sembra figlio di una sessione di brain storming straordinariamente stitica.

Al centro della storia narrata in The Rain ci sono due tra i protagonisti più imbecilli che Netflix possa vantare, i fratelli Simone (Alba August) e Rasmus (Lucas Lynggaard Tønnesen), che inanellano una serie di scelte fatalmente beote in un lasso di tempo troppo ristretto per poter essere giustificate dall'ingenuità della giovinezza. Va tuttavia sottolineato come, a iniziative fallimentari che avrebbero generato perplessità anche in un bambino di otto anni, gli autori alternino tocchi di senso pratico che potrebbero ricordare lo spirito d'iniziativa di Matt Damon in The Martian. Peccato che qui ci si trovi di fronte a due ragazzini sprovveduti ed eccezionalmente scemi, non di certo a un astronauta cervellone perfettamente addestrato.

Grande nemico dei nostri due fantozziani eroi - oltre al buon senso - è il meteo: la pioggia del titolo è, infatti, il silenzioso assassino che contamina il genere umano - specificamente i danesi - con un virus che genera convulsioni spaventose e una subitanea morte, almeno per quel che si è visto finora. Esiste una soluzione? Probabilmente sì, e una scrittura pigra e raffazzonata non si sforza neppure di celare la chiave del mistero il minimo bastante a creare pathos e curiosità. Tutto ciò che il pubblico può limitarsi a fare, tra effetti visivi di rara sciattezza, interpretazioni attoriali discutibili e incongruenze narrative da far invidia alle più superficiali webserie in circolazione, è trascinarsi stancamente episodio dopo episodio in questa selva selvaggia (?) e aspra e forte che nel pensier rinnova la noia, non certo la paura.

Se l'intento di Mosholt, Jacobsen e Potalivo era di creare un prodotto giovane, l'obiettivo è stato clamorosamente mancato: The Rain trasuda vecchiezza in ogni scopiazzato stilema, accontentandosi di affidare all'età anagrafica dei protagonisti il gravoso compito di veicolare una freschezza totalmente assente dal materiale narrativo di base. Tre episodi sono pochi per poter emettere un giudizio definitivo, questo va ribadito al di là delle nostre solide impressioni (anche se, nel recente caso di The Terror, il tempo ha confermato le rosee aspettative generate dai primi quattro episodi): la speranza è che, nel prosieguo, la traballante incoerenza della trama riesca a trarre ossigeno dall'introduzione di elementi nuovi, che ne arricchiscano l'asfittico disegno.

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