The Orville 1x01, "Old Wounds": la recensione

Il primo episodio di The Orville è un'operazione nostalgia riuscita a metà, che smussa la propria comicità in favore di uno scialbo ricalco

Condividi
Il troppo stroppia, recita un saggio proverbio noto in tutta Italia. Il concetto è valido in ogni ambito e abbraccia ogni sentimento, foss'anche positivo come l'amore. Proprio un eccesso d'amore è il difetto fatale del pilot di The Orville, comedy ideata da Seth MacFarlane che omaggia senza se e senza ma la saga televisiva di Star Trek. È bene specificare "televisiva", poiché lo show sembra consapevolmente far riferimento più a prodotti come The Next Generation, Voyager ed Enterprise (oltre alla venerata serie classica degli anni '60) che alle svariate pellicole del medesimo universo narrativo, l'ultima delle quali - Star Trek: Beyond - risale ad appena un anno fa.

L'idea alla base di The Orville, ben evidente nell'episodio pilota Old Wounds diretto da Jon Favreau (Iron ManIl Libro della Giungla), è semplice quanto nobile: rendere tributo alla più importante saga fantascientifica che la televisione ricordi, ricalcandone schemi e personaggi in chiave parodistica. Ecco quindi il comandante Ed Mercer, interpretato dallo stesso MacFarlane, alle prese con un equipaggio multietnico, tra cui riconosciamo già le versioni rinnovate di Montgomery Scott - qui è il migliore amico di Ed, il timoniere Gordon Malloy (Scott Grimes) - o del giovanissimo, inesperto Pavel Chekov - la cui funzione è qui assolta dalla candida Alana Kitan (Halston Sage).

Non mancano, ovviamente, gli alter ego del dottor Leonard McCoy, la cui schiettezza è qui rappresentata dal medico di bordo Claire Finn (Penny Johnson Jerald) e ben due possibili declinazioni del Signor Spock: l'androide Isaac (Mark Jackson), convinto che le forme di vita non artificiali siano inferiori, e l'introverso secondo ufficiale Bortus (Peter Macon). Per i fan di Star Trek, l'ambiente dipinto da Old Wounds ha quindi il sapore di una rielaborazione quasi pedissequa, a livello formale, delle dinamiche già viste e apprezzate nell'iconica serie classica, impreziosite da un gusto estetico contemporaneo e da effetti visivi che, per una comedy, meritano una nota di merito.

Tuttavia, l'evidente riverenza di MacFarlane nei confronti della pietra miliare che intende omaggiare frena in modo fatale il suo potenziale dissacrante: per timore di risultare irrispettoso, lo script finisce per appiattirsi su una serie di gag non del tutto riuscite e su una comicità quasi impalpabile, che solletica lo spettatore portandolo, al più, a un sorriso di circostanza. L'operazione nostalgia è cristallina e il bersaglio, da questo punto di vista, risulta centrato: tuttavia, la puntata non riesce mai a decollare rispetto al validissimo terreno da cui intende partire. Non mancando di certo prove dell'eccelsa verve comica di MacFarlane, l'impressione è che l'autore sia rimasto vittima della sua stessa passione per Star Trek, tanto forte da smussare ogni intento parodistico in favore di uno scialbo ricalco che nulla aggiunge a quanto visto finora.

Non basta certo l'idea, pur interessante, di porre al comando della nave una coppia di divorziati - al fianco di Ed Mercer, come primo ufficiale, c'è l'ex moglie fedifraga Kelly Grayson (interpretata da una bravissima Adrianne Palicki), che nella scena che apre la serie tradisce il marito con un alieno blu interpretato da Rob Lowe - a garantire a Old Wounds il pepe necessario per soddisfare il palato dello spettatore. La prima missione in cui è coinvolto l'equipaggio della Orville lascia intuire che la serie sia più orientata verso il genere avventuroso che quello prettamente comico; il che non sarebbe, di per sé, un problema, ma solleva una questione fondamentale: per omaggiare in tutto e per tutto un prodotto iconico come Star Trek, occorrerebbe perseguirne il dettame base, che prevede di arrivare là dove nessun uomo è mai giunto prima.

Per adesso, invece, The Orville si accontenta di passeggiare su tracciati rodati se non usurati, senza concedersi (e concedere) un minimo brivido allo spettatore; la speranza è che i prossimi episodi assicurino un po' d'ossigeno a una pianta che, al contrario della sequoia protagonista della missione dell'equipaggio, sembra altrimenti destinata ad appassire prematuramente.

Continua a leggere su BadTaste