The Handmaid's Tale: le differenze tra la serie ed il libro

Tutte le differenze tra la serie The Handmaid's Tale e l'omonimo romanzo di Margaret Atwood a cui lo show è ispirato

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Spoiler Alert
Stabilire le differenze tra una serie televisiva ed un romanzo è più un gioco che un esercizio di stile, non vi è modo, o piuttosto non è saggio, stabilire quale sia la versione migliore tra i due, leggere un libro e guardare uno show sono infatti due esperienze profondamente diverse, la prima - visiva - regalata dalla televisione non sarà mai comparabile a ciò che si prova leggendo un libro e in The Handmaid's Tale, in particolare, il ruolo della fotografia è così dirompente ed importante da poter essere definito a ragione quasi un altro dei protagonisti della serie. Allo stesso tempo perdersi in un romanzo concede alla nostra mente di viaggiare molto più lontano, senza essere in qualche modo imprigionati da ciò che i nostri occhi vedono ed in questo modo immaginare volti e situazioni, non solo diventa più facile, ma anche più piacevole, permettendoci di spaziare molto di più ed a maggior ragione in un romanzo come Il racconto dell'ancella di Margaret Atwood che gioca molto sul "non detto", proprio con lo scopo di rendere alcuni dei fatti raccontati, o piuttosto accennati, persino più spaventosi, come se il potere dell'immaginazione prevaricasse la realtà.

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Se c'è una cosa che sia il libro che la serie hanno tuttavia in comune, è che raccontano una storia profondamente femminista che, proprio in questo periodo storico vissuto dagli Stati Uniti, ha finito per riscuotere molta attenzione, soprattutto per il fatto che molte donne sentono che la propria libertà è stata messa in pericolo da alcune azioni intraprese dall'amministrazione del neo-presidente Donald Trump, come nel caso dell'abolizione dell'Obama Care e la nuova controriforma della sanità, che vede le donne private di molti diritti considerati fondamentali. Il femminismo nell'era Trump è diventata un argomento attuale di conversazione ed una questione di diritti umani, una circostanza della quale bisogna tenere conto nel giudicare questa serie ed un momento storico-sociologico nel quale, inevitabilmente, bisogna andare ad inserire e leggere una serie tanto oscura e minacciosa come The Handmaid's Tale, che tratta di una rivoluzione e della creazione della Repubblica di Gilead come risposta al drammatico calo delle nascite che si registra nel paese e che finisce per levare proprio alle poche donne ancora fertili ogni diritto, facendo di loro sostanzialmente delle schiave.

Ma quali sono le maggiori differenze tra il romanzo e la serie? Proviamo qui di seguito ad elencare quelle più significative.

  • Il nome di Offred

Nell'episodio pilota della serie, proprio alla fine della puntata, in una scena che ha lo scopo di definire il carattere ribelle della protagonista, Offred - appoggiata al davanzale della finestra della sua angusta stanza nella casa degli Waterford - rivela il suo vero nome: June. Più avanti, e precisamente nel sesto episodio intitolato A Woman’s Place, il Comandante spiegherà esplicitamente ai suoi illustri ospiti provenienti dal Messico come le ancelle, spostandosi di casa in casa, acquisiscano il nome dei propri padroni, da cui quindi Offred, Offglen e Offeric...cioè “of Fred”, “of Glen, “of Eric” che, nel romanzo e nella traduzione italiana diventano invece Difred, Diglen, Dieric, cioè “di Fred”, “di Glen, “di Eric” e quindi patronimici, composti dalla preposizione con valore possessivo e dal nome di battesimo del Comandante nella cui casa le ancelle vivono, a sottolineare come queste donne siano una proprietà, più che delle persone. Di conseguenza, il momento della rivelazione del nome di June ha un'estrema importanza nella serie, perché sottolinea la forza con cui la protagonista rivendica la sua indipendenza non solo in quanto donna, ma in quanto essere umano. Nel romanzo della Atwood, incredibilmente, il vero nome di Offred non verrà invece mai rivelato. Alcuni lettori erano arrivati alla conclusione che potesse essere appunto June, perché quando Offred approda al Centro Rosso per la prima volta, nel buio della notte e dai propri letti, tutte le donne presenti rivelano il proprio nome: Alma, Janine, Dolores, Moira, June... e proprio quest'ultima è l'unica che non viene più citata esplicitamente, un nome che non sembra quindi essere legato a nessuno dei personaggi che incontreremo poi, dando quindi l'impressione che possa essere proprio quello della protagonista. In realtà l'autrice stessa, intervistata dal New York Times, ha dichiarato che non era quello il suo intento quando ha scritto la scena, ma che dato che la teoria si sposa bene con gli eventi, i lettori sono liberi di trarre le proprie conclusioni. La scelta di rivelare il nome della protagonista nella serie, oltre a quella di definire il suo carattere, sicuramente ha anche ragioni pratiche, perché ha reso più facile nei flashback identificare June. Anche la rivelazione dell'origine dei nome delle ancelle è molto diversa tra il romanzo e la serie: nel racconto della Atwood capiamo che i nomi sono patronimici solo quando, in un futuro non ben definito ed in momento in cui la Repubblica di Gilead sarà ormai solo un brutto ricordo, un certo Professor Pieixoto, studioso di quel periodo storico ed ospite di una conferenza organizzata dall'Associazione di Ricerche di Gilead, racconterà la storia di Offred e di come gli storici siano venuti in possesso delle informazioni che riguardavano la vita delle ancelle, compresa - appunto - la spiegazione dei loro nomi. Incredibilmente, il fatto che questa rivelazione venga fatta proprio alla fine, finisce per acquisire ancora più valore, perché ormai - in quanto lettori - si ha avuto avuto il tempo di affezionarsi a tutti i personaggi e capirne l'origine del nome li fa sentire ancora più vicini proprio nel momento in cui ci sta per congedare da loro.

  • La Gilead meno razzista della serie

In una maniera che ricorda molto la politica nazista, nel romanzo, i rappresentanti della Repubblica sono profondamente razzisti, tutti i non-bianchi, così sono definiti, vengono allontanati, probabilmente uccisi o resi schiavi, mentre nella serie vediamo molti personaggi di colore, compresi Moira ed il marito e la figlia di June. Nel romanzo, inoltre, Moira è apertamente gay e viene dichiarato che prima dell'avvento della nuova Repubblica era sposata con una donna, mentre questo aspetto non viene mai affrontato nella serie, in cui invece ad essere gay è la Ofglen di Alexis Bledel, che intrattiene una relazione con una marta. Bruce Miller, il creatore della serie, ha detto di essersi confrontato a lungo con la Atwood prima di decidere di apportare qualsiasi modifica al romanzo e di essere poi giunti di comune accordo con lei alla conclusione di inserire personaggi di colore nella serie perché "c'è una differenza tra fare uno show sul razzismo ed uno show razzista, in cui si finisce per non assumere nessun attore di colore". La stessa protagonista della serie, Elisabeth Moss, ha poi dichiarato in proposito:
"Volevamo che le persone potessero relazionarsi alla storia, che potessero rivedersi nei personaggi e se vuoi ottenere questo risultato, devi scegliere ogni genere di persona, devi riflettere l'attuale società".

  • Fred e Serena Joy Waterford  sono molto più giovani nella serie

Nel romanzo, sempre grazie alla spiegazione finale data dal Professor Pieixoto, veniamo a sapere che l'identità di Fred e Serena Joy non è affatto certa, sebbene venga confermata l'esistenza di un Comandante Waterford, non risulta infatti che egli fosse sposato ad una donna di nome Serena Joy. Entrambi poi sono molto più vecchi dei personaggi interpretati da Joseph Fiennes e Yvonne Strahovski. Il Comandante è descritto come un uomo dai capelli grigi e folti baffi, mentre di Serena Joy, a cui nella serie viene interamente dedicato un episodio, nel libro, si saprà davvero molto poco: di lei scopriamo solo che una volta era stata un famoso volto della TV, nonché predicatrice evangelica. Nella serie Serena Joy diventa invece una delle promotrici della Repubblica di Gilead, aiutando addirittura a scrivere la prima stesura delle leggi che la governeranno. Di lei sappiamo anche che è stata l'autrice di un romanzo che promuoveva l'idea del ritorno al "femminismo domestico" e che fu arrestata per le sue idee sovversive. Miller ha poi dichiarato che, considerato che nello show Serena Joy avrebbe avuto molto più spazio, hanno pensato di ringiovanire il personaggio, soprattutto per rendere la dinamica del suo rapporto con Offred/June più interessante e conflittuale.

  • Il personaggio di Offred

Tra la Offred del libro e quella sella serie TV ci sono molte differenze, anche (e soprattutto) a livello caratteriale. La protagonista del romanzo, per esempio, è molto più passiva di quella delle serie TV, quando il Governo leva alle donne il diritto al lavoro, lei non si unisce a quella moltitudine di donne che protesta per le strade di tutto il paese e quando Ofglen le chiederà di spiare il Comandante Waterford per la resistenza, lei rifiuta di farlo. La Offred del romanzo è una donna che si preoccupa di sopravvivere, più che di opporsi al regime che la rende schiava e che nella sua stessa sopravvivenza trova una forma di ribellione. Il personaggio interpretato da Elisabeth Moss è invece molto più combattivo e la ragione di questa scelta, sempre secondo il creatore della serie, deriva dal fatto che sarebbe stato più interessante per il pubblico constatare quale enorme differenza ci fosse tra le azioni ed i pensieri di Offred: se nello spirito la protagonista della serie è infatti una vera ribelle, il suo comportamento è quello di una donna sottomessa, ma è una finta sottomissione, che rasenta la manipolazione.
Di Offred, poi, nello show finiamo per conoscere molto più del suo passato di quanto di lei non si sappia nel romanzo e molti dei flashback della serie hanno lo scopo di mostrare la lenta trasformazione della società che ha portato alla nuova Repubblica, una trasformazione vissuta attraverso le esperienze della protagonista quando per esempio, lei e Moira vengono attaccate verbalmente in un bar, quando perde il lavoro o quando la sua bambina viene rapita in ospedale (nel romanzo avviene invece in un supermercato e quando Hannah ha già qualche mese), quando cominciano le proteste di piazza e le marce per i diritti delle donne e osservando la nascita del rapporto con Luke, tutti dettagli di cui nel romanzo non vi è quasi traccia, se non qualche accenno.

Come è inevitabile, tra un libro piuttosto breve come Il racconto dell'ancella e la serie in dieci puntate The Handmaid's Tale, le differenze sono molte - oltre a quelle principali che abbiamo descritto qui sopra - gli autori, per esempio, hanno sentito anche la comprensibile necessità di adeguare la serie ai nostri tempi, dove nel romanzo non esiste fondamentalmente la tecnologia, nella serie compaiono gli smartphone e si fa persino cenno ad Uber, ma nonostante i molti cambiamenti, il bello dello show è che è riuscito a non tradire il cuore pulsante del romanzo, probabilmente anche aiutato dal fatto che gli argomenti trattati - sebbene siano portati all'estremo - suonano paurosamente attuali. E sebbene alla domanda se sia una coincidenza che Bruce Miller abbia deciso di adattare il libro allo schermo televisivo proprio adesso, non siamo purtroppo in grado di rispondere, possiamo immaginare che, al di là dell'innegabile fascinazione del racconto della Atwood che avrà spinto Miller a sceglierlo, dubitiamo che sia un caso che questo adattamento sia stato concepito e ricercato proprio ora. Dopotutto, parte del motivo per cui questa serie ha riscosso tanto successo è proprio legato al fatto che sembra rappresentare le più grandi paure di una società come quella americana che al momento sta vivendo grandi conflitti e trasformazioni sociali.

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