GLOW (prima stagione): la recensione
Wrestling, donne e anni '80: tutto questo in GLOW, la serie Netflix con Alison Brie
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GLOW è un acronimo. Sta per Gorgeous Ladies of Wrestling, circuito che negli anni '80 metteva sul ring delle donne in uno scenario fino a quel momento ovviamente a vocazione maschile. Il wrestling come spettacolo, Los Angeles come scenario non casuale, e un gruppo di donne provenienti dagli ambiti più diversi che per sbarcare il lunario o per altre motivazioni si improvvisano performer e di fatto attrici. Tra di loro c'è chi attrice lo vorrebbe essere davvero. Si tratta di Ruth, interpretata da Alison Brie, che sul ring potrebbe trovare un'occasione di riscatto per una carriera che non decolla – anche lì il maschilismo la fa da padrone – e una situazione personale abbastanza complicata.
Creata da Liz Flahive e Carly Mensch, GLOW vede tra i produttori anche Jenji Kohan, creatrice di Orange is the New Black, e si vede. Di quella serie riprende il grande cast femminile, le personalità caricate, il senso del grottesco, l'idea di ribaltare uno scenario (lì il carcere, qui il wrestling) che nell'immaginario collettivo ha una connotazione maschile. A volte però a mancare è quel bilanciamento tra commedia e dramma personale che nei momenti migliori quella serie riesce a ottenere. Non era obbligatorio, e forse nemmeno auspicabile, che GLOW seguisse la stessa idea di dramedy, ma nel momento in cui lo fa aumenta il rischio.
Tutto rimanda sempre all'idea di Orange is the New Black: personaggi molto imperfetti, anche cattivi tra di loro, ma raccontati con vitalità ed energia. Qui lo slancio cade più vicino come risultati, ma l'impegno profuso da tutto il cast (volti molto interessanti, belle potenzialità anche in vista di un possibile rinnovo), riscatta in vari momenti alcune banalità di scrittura. I momenti sul ring sono i migliori, una specie di bizzarro Saranno Famosi per chi famoso non voleva nemmeno esserlo. Al termine di una stagione facilissima da “binge-watchare”, rimane il retrogusto di uno show che morde le redini sperando di scattare in avanti, e che ancora nasconde varie potenzialità inespresse.