I delitti del BarLume (quarta stagione): la recensione

In onda per due serate su Sky Cinema, la quarta stagione de I delitti del BarLume cambia approccio narrativo ma non perde la sua vena ironica e grottesca

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Il BarLume non esiste più. O meglio esiste, ma non è più quello di una volta. Non parliamo soltanto dello stabile dove confluiscono le vicende della serie, vandalizzato al termine della scorsa stagione e ora ridotto a un cumulo di macerie, ma anche dell'approccio scelto per raccontare le due nuove vicende ispirate ai libri di Marco Malvaldi.

Discostandosi da quanto fatto fino a oggi, la quarta stagione de I delitti del BarLume mette da parte l'elemento corale per concentrarsi completamente sullo sviluppo dei drammi personali del suo protagonista, l'ombroso barista Massimo Viviani interpretato da Filippo Timi, tornato qui ad assumere quella centralità persa con il passare degli anni. A coinvolgerlo nelle indagini non è infatti più la morbosa curiosità dei quattro vecchietti capeggiati da Alessandro Benvenuti, più defilati ma sempre importanti e assolutamente spassosi, ma sono le conseguenze della fine della relazione con Tiziana (Enrica Guidi), una rottura che lo ha mandato in bancarotta e lo ha spinto a rivolgersi alle particolari cure della strampalata psicologa interpretata da Piera Degli Esposti. Se in Aria di mare, episodio dai toni tipicamente thriller e forse il meno scanzonato dell'intera serie, è lo stesso Massimo a buttarsi a capofitto nella risoluzione del caso una volta scoperto che la sua ex ragazza potrebbe essere la prossima vittima dell'assassino, nel grottesco La loggia del cinghiale è invece costretto a risolvere il delitto in quanto lui stesso inscritto tra i possibili colpevoli, dopo che l'abuso di farmaci lo ha reso una persone rude e aggressiva. Quest'ultimo elemento ha permesso a Timi di giocare per la prima volta con il suo personaggio, dandogli la possibilità di trasformare il mite barista Viviani in una figura in qualche modo simile a quelle interpretate nelle sue rivisitazioni teatrali dell'Amleto e del Don Giovanni.

Nonostante il suo ruolo sia stato più marginale rispetto a quanto visto gli scorsi anni, l'altro personaggio che più ha goduto dei benefici di questa quarta stagione è stato Tiziana, non più sensuale barista del BarLume ma donna in carriera tutta d'un pezzo. Oltre che aver consentito alla Guidi di variare nella recitazione, la sua evoluzione è servita a dare un grosso scossone all'ecosistema della serie, gettando anche interessanti basi per il proseguo dello show con l'acquisizione del locale al termine del secondo episodio. Gli unici a non smuoversi - fortunatamente - dalla loro condizione di partenza sono stati i quattro pensionati interpretati da Alessandro Benvenuti, Atos Davini, Massimo Paganelli e Marcello Marziali, che nelle due puntate hanno messo in piedi zingarate degne degli indimenticabili "amici" di Monicelli.

Grazie anche a una confezione nettamente superiore a quella della maggior parte delle serie TV italiane e alla regia azzeccata e dal ritmo invidiabile di Roan Johnson, con questa quarta stagione I delitti del BarLume si è confermato come uno dei prodotti più interessanti del nostro attuale panorama televisivo, uno show che ha tutte le carte in regola per continuare a divertirci ancora per molto tempo.

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