Halt and Catch Fire (seconda stagione): la recensione
Halt and Catch Fire è una delle migliori serie in onda: ecco come lo show della AMC ha vinto la scommessa della seconda stagione
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Se il primo episodio della stagione aveva disintegrato il gruppo, già abbastanza provato dopo gli eventi del season finale dello scorso anno, il resto dell'annata ha proceduto a riavvicinarli. Un po' per caso, un po' per coincidenze, un po' per volontà loro, i quattro pilastri dello show si sono incontrati ancora, ora nella parte della preda ora in quella del predatore, pronti a sostenersi e a urlarsi addosso, a tradirsi e a ritrovarsi. Senza mai arrivare ad un obiettivo, perché questo non esiste, perché nella rivoluzione informatica degli anni '80, come sosteneva Joe MacMillan (Lee Pace) presentandosi lo scorso anno “computers aren’t the thing. They’re the thing that get us to the thing”. Quale sia questa cosa non è dato saperlo: forse un vago senso di completezza e autorealizzazione che comunque non potrà mai tradursi in nulla di tangibile e soprattutto soddisfacente, perché la felicità non è per queste persone.
Donna da parte sua è il personaggio che ha guadagnato di più dallo scorso anno a questo. Già nella prima stagione era tutt'altro che la moglie insoddisfatta di Gordon – come Cameron la liquiderà ad un certo punto – ma quest'anno ha davvero fatto un salto in avanti. Nessuno in questa serie coincide e viene limitato dal ruolo che rappresenta, ma ognuno vive in funzione dello status che ha in quel momento, e Donna, che è madre, moglie, imprenditrice, rappresenta al meglio questa idea. Tra le altre cose Halt and Catch Fire è una serie che parla al femminile nella seconda stagione. L'indefinibile rapporto tra Cameron e Donna, fatto di amicizia, complicità, rancori, compromessi, fragilità è figlio di una scrittura attenta alle sfumature e a sfuggire da facili etichette e stereotipie varie, ed è una delle cose migliori di quest'anno.
Gordon è il più sacrificato dei quattro. La liquidazione della Cardiff e la relativa, ma temporanea, soddisfazione lo hanno un po' bloccato. Per lui la scoperta di una malattia, che però almeno in questa stagione si risolve in un nulla di fatto, quasi un riempitivo al pari del singolo episodio di infedeltà che lo vede coinvolto. Comunque Gordon vive della luce riflessa di tutti gli altri, soprattutto Donna, e quindi non ne soffre più di tanto. Grande ritorno anche per John Bosworth (Toby Huss), quasi un quinto protagonista quest'anno, determinante in più di un momento.
I personaggi – così imperfetti e mai scontati – rimangono il nucleo pulsante e luminoso di questa serie, per ricordare un elemento della bellissima opening. Halt and Catch Fire, sotto una superficie di silicio, rimane soprattutto il racconto di un quadrilatero di affinità elettive, di ruoli scomodi respinti con forza e accarezzati di nascosto, narrato con ritmo inarrestabile, amore per la scrittura, capacità di emozionare e sorprendere. Arrivare al limite di un personaggio, toccare la parete e farla crollare, scoprendo un nuovo strato rimasto nascosto, ma tremendamente coerente con quello che c'era prima: questo è il segreto di una bella storia. Come in Mad Men, narrare il lato oscuro del successo o della ricerca di questo, tendere ad un modello di perfezione prefabbricata e irraggiungibile, ad un futuro che non arriverà mai perché non sarà mai definitivo.