Inside No. 9 (seconda stagione): la recensione
La recensione della seconda stagione di Inside No. 9, la serie antologica della BBC
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Consigliare Inside No. 9 non è troppo diverso dal cercare di convincere qualcuno a recuperare Black Mirror: una miniserie inglese antologica e sorprendente, ma sulla quale non si può scendere molto nel dettaglio senza rovinare porzioni di trama e i clamorosi colpi di scena che chiudono spesso le storie. E quindi ci si ritrova a urlare nel deserto, sperando che la voce arrivi a qualcuno. In ogni caso, dopo una prima riuscita annata che avevamo seguito con piacere, il progetto televisivo di Reece Shearsmith e Steve Pemberton, già autori di Psychoville, ritorna sulla BBC con sei nuovi episodi autoconclusivi. Alcuni più riusciti, altri più deboli, per un livello complessivo degno dello scorso anno se non superiore: da recuperare assolutamente.
Inside No. 9 è ora grottesco, ora volgare, ora sopra le righe, ma è senza dubbio un prodotto intelligente e ben ragionato, che vive delle grandi idee di scrittura e di sperimentazioni continue. In un periodo in cui il piccolo schermo ha scoperto il piacere delle lunghe narrazioni e delle trame intricate, gli inglesi offrono questi piccoli show, che puntano tantissimo sul valore della scrittura, che si lasciano andare a soluzioni anche sgradevoli e quasi mai concilianti, ma valide nel loro ricordarci che per fare grande televisione non servono grandi budget, quanto grandi idee.