Zoran, il mio nipote scemo, la recensione
L'Italia tenta di creare una commedia in stile indie americano. In un contesto provinciale fortemente caratterizzato dal vino, personaggi strambi ma teneri tentano di vivere una vita normale
Nelle pieghe di Zoran, il mio nipote scemo sembra di intravedere un film americano indipendente, stile Sundance. Il tono da provincia, i personaggi curiosi e dotati, la stranezza eletta a regola e i comici contesti paradossali sembrano rimandare a film come Little Miss Sunshine et similia, cioè quel tipo di cinema che mette in scena il non ordinario, lo strambo e il deviante per riportarlo nell'aura dell'ordinario, per dimostrare quanto, in fondo, anche il diverso sia in fondo normale.
Il fatto è che il burbero zio beone con una vita piena di casini ha un rapporto burrascoso con il timido e introverso nipote sloveno, entrambi sono dei soggetti inabili alla vita civile, uno troppo irascibile, incasinato e burrascoso, l'altro troppo timido, insieme però conquisteranno la normalità a suon di tenerezza fuori dai canoni. Ed è proprio questa quella dimensione tra la commedia scaldacuore e il melò familiare che Oleotto sembra rubare al cinema indipendete americano, proprio la sua componente meno sopportabile, per inserirla nel contesto degli ubriaconi friulani.
Se Zoran è una commedia manca di dinamismo, invenzioni, potenza e forza d'urto. Se è un simpatico film scaldacuore non lo scalda molto nè lo fa con il garbo necessario quando si gestisce la melassa. Se è un film che mira a mettere in scena un contesto quasi mai raccontato (la provincia friulana) e i rapporti inconsueti che intrattiene con la limitrofa Slovenia è proprio un disastro.