Zootropolis+, la recensione
Zootropolis+ è una raccolta di deliziosi cortometraggi che ci fanno passare (troppo poco) tempo con alcuni dei personaggi di contorno del film
Che curioso progetto questo Zootropolis+, o forse al contrario è solo la logica conseguenza del vivere nel multiverso dei multiversi, nel paradiso del worldbuilding che è diventato l’intrattenimento contemporaneo. Il film di Byron Howard e Rich Moore ci presentava una gigantesca e tentacolare metropoli popolata da decine di personaggi affascinanti e spesso solo sfiorati dalla narrazione principale. L’unico passo successivo possibile è quindi quello di approfondire questo contorno, dare vita al resto della città Zootropolis e non solo al suo dipartimento di polizia. La scelta di farlo tramite sei corti da sette minuti l’uno rimane curiosa, ma ancora una volta, forse c’entra la nostra soglia d’attenzione in crollo costante, la tendenza a consumare contenuti sempre più brevi e compressi. O forse semplicemente gli andava di farlo così: se c’è una cosa che si può dire di Zootropolis+ è che, per essere un progetto probabilmente nato a tavolino durante una riunione di algoritmi, ha una spontaneità e una voglia di divertirsi che non si trovano spesso in un prodotto così corporate.
Il contenuto degli episodi
Si apre con un episodio che è pura slapstick, un inseguimento da Wacky Races che è tutto azione e divertimento – per quanto un po’ prevedibile. Già il secondo episodio, The Real Rodents of Little Rodentia, prende una direzione più surreale, della quale non possiamo dirvi nulla ma che è suggerita già dal titolo. È l’episodio che conferma che Zootropolis+ è, come il film originale, pensata (anche) per un pubblico adulto, in grado di cogliere le sfumature satiriche che rendono divertente quello che altrimenti sarebbe un normale cortometraggio sull’importanza della famiglia.
Un progetto che lascia la voglia di rimanere nel mondo di Zootropolis
L’aspetto più interessante di Zootropolis+ è che sembra una prova, un tentativo, un modo per tastare il terreno e capire se davvero la gente possa essere interessata a scoprire le vite di tutti gli abitanti della città e non solo di quelli che il film ci ha fatto conoscere. Il mondo di Zootropolis ha tutte le potenzialità per sfornare decine e decine di piccoli corti come questi, e magari anche di osare con formati più cicciotti – una serie sui toporagni in stile Soprano con episodi di venti minuti, per esempio, ci sembra una necessità più che una possibilità.
Ci direte che la facciamo troppo facile, e che il lavoro che c’è dietro a questi quaranta minuti di animazione è ciclopico. E avreste ragione, è tutto vero, Zootropolis+ è la (solita) meraviglia tecnico-stilistica che non si può mortificare con un semplice “però dura poco”. Ma non li abbiamo chiesti noi questi quaranta minuti: ci sono stati regalati, e ora ne vogliamo ancora.