Zohan - Tutte le donne vengono al pettine
Un agente dei servizi segreti israeliani è stanco di combattere e vorrebbe diventare parrucchiere. Prima mezz'ora notevole, ma poi il calo è pronunciato e porta verso un finale scialbo...
Recensione a cura di ColinMckenzie
TitoloZohan - Tutte le donne vengono al pettineRegiaDennis DuganCastUscita3 ottobre 2008
Dalla prima mezz'ora, si poteva sperare che questo fosse il film della consacrazione definitiva per Adam Sandler. Chi scrive non è tra quelli che lo hanno esaltato per il pallosissimo Punch-Drunk Love di Paul Thomas Anderson, classico esempio di film che verrebbe massacrato se a dirigerlo fosse stato un regista commerciale, ma che si salva grazie alla scusa dell'autorialità.
Anche la parte a New York offre momenti notevoli, come il rapporto del protagonista con i bambini, una scena che mostra benissimo quanto sia una persona poco integrata nell'ambiente circostante, una delle caratteristiche fondamentali della migliore comicità. Il problema (e quello che porta il film verso un calo sempre più pronunciato) è quando invece dalla follia trasgressiva dell'inizio si passa ad un successo sempre maggiore per Zohan, sia nel suo lavoro nel salone di bellezza che come protettore della comunità. Insomma, da un protagonista esilarante per la follia trasgressiva dell'inizio e le difficoltà che affronta ad uno che va come un treno, cosa ovviamente meno divertente.
Non mancano sicuramente momenti simpatici, tra cui soprattutto le scene con la coppia madre-figlio che lo ha accolto nella loro casa. Ma alcune cose non convincono per nulla, in primis la storia d'amore, che è costruita in maniera troppo superficiale. E poi, va detto che di originalità vera ne vediamo poca. E' ovvio che l'influenza maggiore sul parrucchiere che soddisfa le signore in tutti i modi è da andare a cercare in Shampoo con Warren Beatty, ma tanto i realizzatori si saranno detti che il pubblico contemporaneo non conosce il film di Hal Ashby. Anche i giochi col gatto (simpatici e poco politically correct) sembrano presi dai fratelli Farrelly, così come certi combattimenti sono tipicamente da Hot Shot e da La pallottola spuntata. Purtroppo, l'ultima parte (almeno da quando entra in scena Mariah Carey) è decisamente tirata via. Non che ci si aspettasse qualcosa di diverso, ma in questo caso il finale tarallucci e vino poteva essere gestito meglio.
Infine, il discorso politico. Una commedia con Adam Sandler che affronta la questione mediorientale francamente sulla carta lasciava interdetti, ma in realtà il risultato non è imbarazzante come si poteva temere, anche se non particolarmente originale o coraggioso. Insomma, una pellicola che convince a metà, sperando che Adam Sandler in fututo prema maggiormente sull'acceleratore e non cerchi di piacere a tutti...