Zerocalcare: Ferro e piume, la recensione

Zerocalcare torna sul confine siriano e realizza Ferro e piume, il suo secondo reportage a fumetti per Internazionale...

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


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Con Kobane Calling lo scorso gennaio avevamo scoperto l'anima da reporter di Zerocalcare e ci era sembrata immediatamente una forma di narrazione in cui il fumettista era riuscito a fondere la leggerezza e la comicità che contraddistinguono i suoi lavori con l'impegno sociale su tematiche a lui molto care.

A distanza di 9 mesi, pochi giorni dopo l'uscita della terza raccolta di storie brevi tratte dal suo blog, l'autore di Rebibbia torna sulle pagine di Internazionale, ma soprattutto torna in Siria; è l'occasione per vedere ancora una volta una difficile situazione di attualità con gli occhi di chi l'ha osservata da vicino, fornendoci una rappresentazione più sentita ed emozionante di quanto riescano a fare gli articoli dei quotidiani o i servizi da TG che spesso si limitano a trasmettere una fredda cronaca.

Ferro e Piume condivide le medesime caratteristiche di Kobane Calling: Zerocalcare descrive un contesto così distante dalla nostra quotidianità attraverso situazioni in cui ognuno può riconoscersi o citazioni dalla cultura popolare, ormai il suo principale segno distintivo. In questa occasione però cerca di attuare anche il processo inverso, ovvero riconoscere nell'ambiente siriano e nelle persone che lo abitano elementi in grado di avvicinare quella realtà alle nostre abitudini, operazione complessa ma portata a termine grazie all'umiltà e all'ignoranza auto-dichiarata con cui l'autore si avvicina a questo mondo.

Riuscire a trovare punti di collegamento tra la quotidianità occidentale e le difficoltà vissute sul confine siriano è un compito di cui c'è bisogno in questo periodo, considerando l'incapacità di molte persone a empatizzare con una popolazione percepita come distante. Zerocalcare lo fa ribadendo più volte il suo sguardo ingenuo, la sua semplicità intellettuale:

Dico parole a caso, machecazzoneso io, io so' di Rebibbia, manco so che è un silos.

Ed è proprio questo contrasto tra linguaggio di borgata e un territorio in cui si sta facendo la Storia a rendere il reportage ancora più efficace.

Il fumettista potrebbe sembrare semplicemente un turista fuoriluogo, un uomo medio trovatosi nel mezzo di eventi che non è in grado di comprendere, ma non è così: con una pennellata di poesia post-moderna è in grado di prendere una frase ormai entrata nella cultura popolare e darle un significato nuovo, perfetto per sigillare il messaggio di questa seconda incursione a fumetti sul confine siriano.

Le storie brevi di Zerocalcare sul blog, per quanto divertenti e a tratti emozionanti, hanno sempre suscitato qualche dubbio in alcuni lettori sull'effettiva potenzialità a lungo termine dell'autore, che non avrebbe potuto continuare per decenni a raccontare dei problemi della madre con la tecnologia o sfigurare personaggi e aspetti della sua vita come protagonisti dei cartoni giapponesi.

Ora sappiamo che il fumettista romano ha molto altro da raccontare e ha trovato il modo per farlo, guardiamo venti anni nel futuro e ci aspettiamo grandi cose da lui.

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