Zannablù - Un mercoledì da Ciccioni, la recensione
Abbiamo recensito per voi Un Mercoledì da Ciccioni, di Stefano Bonfanti e Barbara Barbieri
Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.
Di fronte alla minaccia della Morte, con la "M" maiuscola come merita l'incarnazione del decesso universale, Zannablu ha una sola speranza: dimagrire. Due sono le figure che tenteranno di convincerlo a questo insano passo, eppur necessario: una splendida e vanesia istruttrice di palestra e un vecchio personaggio che i Dentiblù recuperano dal loro passato e dalle loro storie brevi: il dietologo Dottor Dottore.
Non una parodia cinematografica, come potrebbe far pensare il titolo, questo nuovo volume di Zannablù è una storia originale che contiene tutte le caratteristiche care ai fan del personaggio e dei suoi autori. Situazioni al limite dell'assurdo giocate sul caratteristico misto di prontezza di battuta, arguzia picaresca e totale idiozia del protagonista; gag visive altrettanto esagerate e iperboliche; giochi di parole e spirito di patata orgogliosamente esibito dai due fumettisti toscani che, in questo caso, rinunciano a molti dei comprimari dello Zanna per dare spazio al meritevole Dottore. Niente Majalo Pazzo, niente antagonisti classici e niente volti noti.C'è invece la solita leggerezza nel prendere temi della cultura popolare, come in questo caso l'ossessione per il fitness, guardarli attraverso le lenti deformanti dell'umorismo liberissimo e sempre divertente di Bonfanti e Barbieri, per poi gettarli sulle spalle del povero Zannablù che, immutabile e inossidabile, si fa portatore dello sguardo di una particolare categoria: i cinghiali cafoni e stolidamente felici, minacciati dal peso delle responsabilità e del buon senso, ma abbastanza puri di spirito da rimanere inattaccabili alle minacce delle une e delle altre.
Non la migliore edizione di Zannablù di sempre, ma decisamente un nuovo e divertente capitolo autoconclusivo delle sue avventure, arricchito da un paio di scene oniriche che raggiungono note altissime per quanto riguarda il surrealismo mangereccio e l'uso compositivo del cibo. Pontormo, fatti da parte.