Zagor 615: Zenith 666, la recensione

Zagor 615: Zenith 666 è un albo che rimarrà nella storia della testata per diversi motivi... scopriteli insieme a noi

Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.


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Zagor 615 è un albo che rimarrà nella storia della testata per diversi motivi, a cominciare dalla copertina: si tratta infatti dell'esordio di Alessandro Piccinelli, che raccoglie la pesante eredità del maestro Gallieno Ferri. Dopo averla potuta ammirare ad agosto, fa un certo effetto osservarla stringendo il brossurato in mano, ma il risultato è davvero soddisfacente.

Le novità, ovviamente, non finiscono qui: come ci era stato anticipato da Sergio Bonelli Editore a inizio anno, la cronologia della testata attuale coincide con il numero 666 di Zenith Gigante, l’originale collana che raccoglie dal numero 51 del 1965 le imprese di Zagor. Ecco spiegato il titolo del mensile, una cifra che è quella del demonio, come è detto nell'Apocalisse di Giovanni, e che spicca per esempio sulla targa del maggiolino di Dylan Dog...

Come tutti sanno quest'autunno è caduto il 30-esimo compleanno dell'Indagatore dell'Incubo, e Moreno Burattini - prima penna ed editor del Signore di Darkwood - ha voluto omaggiare Tiziano Scalvi, che ha lasciato in eredità ai lettori di Zagor episodi e personaggi indimenticabili.

Zenith 666 è a quindi rigorosamente a colori, come ogni volume celebrativo della casa editrice milanese, curati da Fabio Piccatto, figlio d'arte; arte dylaniata, quella di Luigi Piccatto, responsabile delle tavole. Il tratto particolare dell'artista piemontese è immediatamente riconoscibile e ci regala un protagonista molto elegante e suggestivo. I testi sono del collega e amico Luigi Mignacco (ben noto anche ai fan di Zagor), per una coppia di autori entrati negli annali di Craven Road 7.

La trama è molto intrigante e possiamo definirla una quest in stile Fantasy che riunisce alcuni comprimari storici dello Spirito con la Scure, come il cercatore di tesori Digging Bill e quelli ideati dallo stesso Sclavi, l'intero reame di Golnor e Lupo Solitario. Ma i rimandi al geniale scrittore milanese non si fermano certo qui. Le pagine sono disseminate di citazioni e di collegamenti tra l'universo di Dylan Dog e quello di Zagor, con il colpo di scena finale che è una vera sorpresa.

Questo fumetto, che testimonia l'estro e l'originalità di Mignacco e Piccatto, è una piacevolissima e divertente esperienza per gli ammiratori delle due icone Bonelli, ma diventa una vera goduria per chi le ha conosciute a fondo entrambe.

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