Zagor 607 – 608: Il ritorno dei Lupi Neri, la recensione
Abbiamo recensito per voi Il ritorno dei Lupi Neri, l'ultima storia scritta da Ade Capone per Zagor
Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.
Il mese scorso è arrivato in edicola l'ultimo fumetto scritto da Ade Capone. Il caso ha voluto che lo scrittore emiliano si accomiatasse dai propri lettori con un'avventura dell'eroe bonelliano a cui si sentiva più legato da un punto di vista professionale e affettivo: Zagor.
Per il suo atteso ritorno alla creatura di Guido Nolitta e Gallieno Ferri, Capone attinge a piene mani dal pantheon primigenio dei personaggi zagoriani, portando a compimento alcuni intrecci rimasti in sospeso. Non si limita solo a questo però; la sua creatività sempre indirizzata all'innovazione lo porta a fondere elementi preesistenti e tradizionali in qualcosa di nuovo e suggestivo. Così accade per lo spietato corpo paramilitare del colonnello Otto Kraus (che intitola il racconto) e per un nemico che solo i fan di lunga data possono ricordare. Parliamo di Sam Fletcher, alias Iron Man, figura ispirata chiaramente all'omonimo supereroe Marvel, dotato di una armatura e di un elmo che lo rendono quasi invincibile. Dal loro connubio viene generata una terribile e devastante minaccia per la Foresta di Darkwood e i suoi abitanti.
La storia è particolarmente avvincente, lineare, fluida. Nessuna vignetta è superflua, ognuna è un tassello necessario ad arricchirla, a confluirle ritmo, drammaticità. Non ci sono momenti di pausa né di distensione o comicità, per l'assenza di colui che solitamente li procura, Cico. L'azione è intervallata solo dalla riflessione e dalla presa di coscienza dell'odio razziale, della follia umana.
Nel secondo albo assistiamo a uno scontro feroce e violento tra i contendenti da cui emerge tutto il mestiere e la classe di Paolo Bisi, che interpreta al meglio la dinamicità della sceneggiatura di Capone, moderna e cinematografica. L'artista piacentino dimostra di sapersi orientare tra i meandri e la macchia di Darkwood tanto quanto il suo campione e difensore.