Youtopia, la recensione
Cronicamente latente di ritmo ed eccessivamente schematico, Youtopia non riesce mai a dire qualcosa di superiore ai fatti che racconta
Youtopia nel raccontare chi usa il proprio corpo in un luogo in cui corpo non c’è, la rete (con momenti di involontaria comicità come quando sullo schermo dei computer compare scritto gigante DEEP WEB, come fosse un cartello), vuole mostrare la miseria umana e la disperazione che spinge ad atti simili (per quanto non sia sempre così) e dall’altra parte la piccineria di chi guarda e quindi alimenta questo mercato. Non ci sono vie di mezzo, al film non interessano le sfumature e le molte facce del sesso in rete. L’unica serenità possibile viene dal mondo virtuale. Mentre infatti il mondo reale regala solo drammi, pianti, problemi e maniaci, quello virtuale, ricostruito tramite un’animazione in stile WoW o Second Life (ma con effetti sonori impensabili per quei prodotti), regala solo emozioni autentiche e amicizie sincere.
Pure volendo dimenticare la cronica mancanza di ritmo di ogni scena però, Youtopia non riesce a fare molto con quel che racconta. Una volta messi in fila i fatti, tesi gli intrecci e distesa tutta la trama, rimane pochissimo. A mancare al film è la capacità di prestare il fianco ad una lettura degli eventi messi in scena da parte dello spettatore. Non si creano mai degli anfratti di suggestione, né tantomeno immagini che siano capaci di leggere nella realtà rappresentata qualcosa di più interessante del semplice fatto, nulla che evochi o associ situazioni, eventi, questioni, personaggi o anche solo ambienti in modo che scatenino un senso nuovo.