Young Sheldon 1x01 "Pilot": la recensione

L'infanzia di Sheldon Cooper nello spin-off di The Big Bang Theory, intitolato Young Sheldon: la recensione del pilot

Dal 2017 sono Web Content Specialist l'area TV del network BAD. Qui sotto trovi i miei contatti social e tutti i miei contenuti per il sito: articoli, recensioni e speciali.


Condividi
Di tutte le strade che avrebbe potuto percorrere, Young Sheldon sceglie quella meno scontata. E non è nemmeno una questione di cosa raccontare, quanto di come farlo. L'infanzia di Sheldon Cooper, al centro dello spin-off di The Big Bang Theory, si muove attraverso coordinate che più o meno conosciamo. I primi esperimenti, la passione per i treni, una famiglia religiosa (la madre soprattutto), l'ambiente ostile del Texas. Ma tutto questo non viene narrato con lo stile della serie madre. Intanto perché Young Sheldon non è una comedy multicamera, e questo lo si poteva capire già dal trailer. Quel che invece è sorprendente è quanto l'elemento comedy sia contenuto nel primo episodio della serie, in onda sulla CBS.

Al termine dei venti minuti – diretti da Jon Favreau – che anticipano il debutto della serie, il cui secondo episodio arriverà il prossimo 2 novembre, ci rendiamo conto di aver assistito a qualcosa che si muove tra la comedy e la dramedy pura. C'è una sottile patina nostalgica a coprire il racconto in ogni momento, dovuta sia alla voce narrante di Jim Parsons che all'ambientazione ovviamente lontana nel tempo. La scrittura non cerca la risata in ogni momento, anzi, e nulla nella caratterizzazione degli altri membri della famiglia punta sul fattore assurdo e disfunzionale (non è Malcolm in the Middle). Tutto è piuttosto posato e quieto, e ci sono almeno un paio di momenti, da una discussione familiare ad una scena al pianoforte, in cui le emozioni evocate dal personaggio di Sheldon sono completamente diverse da quelle che ci aspettiamo.

Poche cose suscitano irritazione quanto la scrittura di un bambino saccente contrapposto ad adulti stupidi, ma qui il pericolo fortissimo viene evitato. Parte del merito è di Iain Armitage, per il quale non si può non provare una certa tenerezza, ma ha un ruolo fondamentale il tipo di scrittura scelto. Sheldon non è superiore in nessun momento alle persone che lo circondano a casa come a scuola. O meglio, lo è intellettualmente, ma la scrittura si concentra sulle sue mancanze relazionali. E anche qui, lo fa in modo completamente diverso rispetto a The Big Bang Theory. Lì il carattere eccentrico – per così dire – di Sheldon, suscita una risata. Qui arriva quasi a creare compassione, anche perché ci troviamo di fronte ad un bambino fondamentalmente solo e fonte di preoccupazioni per i suoi genitori, come per suo fratello e sua sorella.

Si ride? Come detto, la scrittura cerca di giostrarsi tra questi due estremi, e quindi ci sono anche situazioni che puntano alla risata, come un momento in chiesa o il primo impatto con gli insegnanti a scuola. E qualche risata arriverà. Quasi inutile fare un confronto con il personaggio attuale, o con il corrispettivo dei familiari di Sheldon che sono apparsi in The Big Bang Theory. Certo, il carattere religioso della madre emerge, ma si tratta in primo luogo di due tipi di scrittura diversi, che accentuano certe caratteristiche e certi dialoghi in base alla reazione che vogliono suscitare.

Solo per aver evitato la trappola di scrittura più grave, farci odiare il protagonista, e aver scelto di imboccare una strada meno scontata, anche a costo della soddisfazione immediata di molti spettatori, Young Sheldon si merita un plauso. Ciò detto, cosa ne sarà del senso di questo show così diverso dalla serie madre lo si potrà dire solo più avanti.

Continua a leggere su BadTaste