Berlino 2012: Young Adult, la recensione

La seconda collaborazione tra Reitman e Diablo Cody è forse il film più riuscito di entrambi, con Charlize Theron in un ruolo davvero complesso e ben portato...

Critico e giornalista cinematografico


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Ci sono molte idee dietro l'ossimoro che fa da titolo al nuovo film di Diablo Cody e Jason Reitman (ancora insieme dopo Juno).

C'è un genere ("young adult" appunto) diventato popolare nell'industria dell'intrattenimento degli ultimi anni ("Cos'è? Vampiri?" viene chiesto ad un certo punto alla protagonista); c'è la doppia tensione dei due autori, una più focalizzata sull'adolescenza come luogo di formazione dei difetti dell'america, l'altro sempre interessato a figure di adulti che non riescono a conquistare status e conferme dell'età che gli compete; c'è infine la descrizione della protagonista, una 37enne che non ha mai superato il suo ruolo di reginetta del liceo e, nonostante la fuga dal paese di provincia per un lavoro in città, continua a ragionare come una ragazzina.

L'occasione che fa partire il film è l'arrivo nella casella mail della giovane adulta dell'invito al party di battesimo del neonato del suo ex ragazzo della high school. Mavis legge questo strano atto (i due non si sentono da anni) come una richiesta d'aiuto e con spirito d'avventura giovanile e disperazione adulta torna sul luogo del misfatto, convinta che potrà riprendersi la sua anima gemella e riportare la sua vita sui binari "vincenti" di quando era al liceo.

Young Adult mortifica e infanga qualsiasi cosa di buono e positivo si possa pensare sulla popolarità al liceo ma non lo fa attraverso la condanna. Mettendo Mavis Gary al centro del racconto scatena una simpatia nei confronti dei suoi drammi, e della sua terribile e irrisolta indifferenza a qualsiasi sentimento, che parla con grande efficacia del vuoto di una vita passata ad inseguire l'idea di essere "migliore".

Reitman è bravissimo a mettere in scena un film in cui tutti i comparti visivi (costumi, scenografia, fotografia) tendono al gelo dei colori, in cui il montaggio è usato in chiave comica anche più dei dialoghi (inusualmente sobri di battute) e in cui i dettagli dei piccoli movimenti di una (finalmente) bravissima Charlize Theron svelano le pieghe dello script di Diablo Cody. L'autrice non cade nell'errore che condanna e invece che giudicare (come fa la coppietta felice, esecrabile tanto quanto la protagonista) cerca di comprendere per smontare e non accusare.

 
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