You People, la recensione
You People è tanto intelligente nella prima parte quanto è banale, inconcludente e ruffiano nel finale.
La recensione di You People, su Netflix dal 27 gennaio
Della trama vera e propria c’è insomma poco di cui sorprendersi, o godere (a una certa si incarta parecchio in dinamiche ripetitive e soluzioni sbrigative). Ciò che invece dà a You People un minimo di originalità e migliora il tutto c’è l’aspetto conscious: il suo trattare senza mezzi termini di razzismo, di pregiudizi e delle contraddizioni dell’America contemporanea. Tra continui riferimenti a Black Lives Matters, prese in giro più o meno bonarie alle rispettive culture di provenienza e frecciatine pungenti, la questione di You People - sui cui riflette continuamente - è quanto al giorno d’oggi sia veramente possibile per una coppia mixed-race in America essere rispettata per la sua singolarità, come coppia di individui singoli e non di meri rappresentanti di una certa socio-cultura. You People mostra infatti, da una parte, i tentativi disperati di Ezra e di sua madre di farsi piacere dalla comunità afroamericana (la madre, Julia Louis-Dreyfus, con molta più goffaggine di lui), dall’altra il pregiudizio arrogante del padre di Amira (un Eddie Murphy ben poco divertente) che fin da subito decide che un uomo bianco non può stare con la figlia.
Quello che però delude è come alla fine, quando è il momento di trarre le dovute conclusioni e dare un senso generale al discorso, You People si nasconda dietro un dito semplicemente mettendo da parte tutte le suddette questioni e risolva la storia in nome di un generico e sbrigativo buonismo. Insomma, You People è tanto intelligente (pur nella sua semplicità) nella prima parte quanto è banale, inconcludente e ruffiano nel finale.
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