Year Zero, la recensione

Year Zero affascina più per la capacità di far crescere (e accumulare) tensione piuttosto che per le atmosfere orrorifiche o truci

Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.


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Year Zero #1, anteprima 01

Parlare di pandemie è sempre un esercizio molto complesso; farlo in un periodo come quello che stiamo vivendo oggi, lo è ancora di più. Sembra non sia stata una preoccupazione per Benjamin Percy, sceneggiatore statunitense che stiamo apprezzando in questi ultimi anni per il suo ciclo di storie in casa Marvel su Wolverine e X-Force, ma anche per Year Zero, miniserie in cinque parti pubblicata oltreoceano sotto l’egida di A.W.A., etichetta indipendente fondata da Axel Alonso. Grazie all’ottimo lavoro di Star Comics, abbiamo avuto modo di leggere e apprezzare il buon lavoro di Percy affiancato al tavolo da disegno da Ramon Rosanas.

Scopriamo, dunque, le storie dei cinque protagonisti di questo fumetto: la scienziata in missione al Polo Nord Sara Lemons, il giovane messicano Daniel Martines, il survivalista statunitense B.J. Hool, il killer giapponese Saga Watanabe e l’intermediaria afgana Fatemah Shah. La storia ce li presenta proprio nel momento in cui la loro vita – e quella dell’intero pianeta – viene stravolta da un’epidemia che trasforma gli esseri viventi in zombie. Da questo momento, ne seguiamo il percorso mentre tutto intorno la situazione globale precipita verso il baratro dell’annullamento.

Con abile regia, Percy suddivide ogni capitolo in tanti piccoli segmenti, ognuno dedicato a un personaggio diverso. Questa scelta rende la storia estremamente dinamica, riuscendo a imprimere (e mantenere) un ritmo notevole per tutta la lunghezza del volume. Le ottime doti di narratore dello sceneggiatore statunitense, inoltre, fanno sì che la frammentazione del racconto non generi confusione: la caratterizzazione dei vari B.J., Saga o Daniel, infatti, permette di seguire le singole vicende senza particolari difficoltà, anzi esaltando lo sforzo profuso per rendere originale e diverso ogni vicenda.

"Year Zero affascina più per la capacità di far crescere (e accumulare) tensione piuttosto che per le atmosfere orrorifiche o truci"Questo aspetto è centrale nello sviluppo di Year Zero: più che svelare le cause che hanno portato a questa apocalisse (vengono solo in parte accennate nella storia di Sara Lemons) o quali siano le conseguenze a livello mondiale, Percy preferisce concentrarsi sui risvolti umani dettati dal nuovo status quo, conquistandoci con l’attenta riflessione su temi quali la religione e il concetto a questa legato di colpa e punizione, sul tratteggiare un ampio ventaglio di suggestioni che rendono questa esperienza di lettura altamente gratificante.

Presentato con un fumetto horror, Year Zero affascina più per la capacità di far crescere (e accumulare) tensione piuttosto che per le atmosfere orrorifiche o truci. Se ancora ce ne fosse qualche dubbio, questa è l’ennesima dimostrazione dell’ottima capacità di partire da un genere inflazionato negli ultimi anni, per declinarlo in maniera originale e convincente, con un’idea ben precisa di ciò che si vuole trasmettere.

La solidità della scrittura è accompagnata dal tratto graffiato ed evocativo di Rosanas, bravo nel riuscire a imprimere a ogni singola parte del volume una dimensione chiara, ben riconoscibile che possa accompagnarci in questo incredibile viaggio. L’attento lavoro è reso ancora più attraente dalle evocative colorazioni di Lee Loughbridge, abile nell’accompagnare le fasi del racconto con palette precise, che caratterizzano ogni sequenza. Allo stesso tempo, meritano una menzione anche le copertine di Kaare Andrews, contraddistinte da un realismo dal retrogusto inquietante, davvero perfetto per questo tipo di racconto.

Poco altro da aggiungere a un’opera di indubbio valore, resa superba da un team creativo coeso e ben assortito. Ennesimo ottimo fumetto prodotto da una casa editrice che si propone a ricoprire un ruolo importante nel mercato dei comics.

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