Yakuza Kiwami 2, il miglior drago di SEGA ritorna in Occidente – Recensione
Il miglior capitolo della serie torna in forma smagliante con Yakuza Kiwami 2.
Dieci anni sono passati dal secondo capitolo della saga con protagonista Kazuma Kiryu, episodio considerato il migliore quasi all’unanimità, che in Kiwami 2 risplende grazie ad un lavoro maestoso fatto dallo studio, ben lontano dal compitino che spesso vediamo in termini di rimasterizzazioni varie ed eventuali.
[caption id="attachment_189293" align="alignnone" width="1920"] Il villain di Kiwami 2: Ryuji Goda.[/caption]
Se l’estetica è indubbiamente rinnovata rispetto alla versione PlayStation 2 (e ci mancherebbe), le novità però sono anche nei contenuti. Tra i minigiochi sono ad esempio disponibili dei nuovi coin-op nelle sale giochi sparse per la città, così come nuove sfide nei bagni pubblici (lo sapete, Yakuza ha sempre avuto queste situazioni un po’ al limite), ed il tedioso ma esteticamente soddisfacente minigioco della gestione del club di hostess è stato snellito in alcune delle sue funzioni così da essere più accessibile.
Ma questa è solo una minima parte di ciò che uno Yakuza può offrire. Kiwami 2 ha sempre la sua città piena di attrattive, passatempi, storie secondarie profonde e strutturate in ogni loro parte. Tra momenti più o meno deliranti, Yakuza Kiwami 2 sa offrire al giocatore la solita pletora di opzioni ed alternative quando non vuole proseguire con l’avventura principale. Avventura, tra l’altro, condita da una sequenza inedita con protagonista Goro Majima, un momento narrativo che fa da ponte tra Kiwami e Kiwami 2, che racconta cosa Majima abbia fatto nell’anno che intercorre tra le due trame.
[caption id="attachment_189291" align="alignnone" width="1280"] Non di sola violenza vive lo yakuza.[/caption]
È passato infatti un anno da quando Kazuma Kiryu ha abbandonato il Clan Tojo ma, come vuole ogni buon film sui gangster occidentali o nipponici che siano, il nostro Dragone di Dojima scoprirà presto che dal passato non si riesce mai a prendere completamente le distanze. Un terribile regolamento di conti tra clan mette Kiryu in una posizione scomoda, con una lettera in mano ricevuta dal morente capo del Tojo e la promessa di consegnarla al reggente dell’Alleanza Omi. Con l’obiettivo di fermare sul nascere una guerra tra clan devastante, il nostro Kiryu parte per Osaka, costretto dagli eventi a ritornare in quella vita che aveva abbandonato con tanta fatica.
L’intreccio di Yakuza Kiwami 2 funge da nuovo inizio in un certo senso, è forse meno intricato ed eclettico degli altri episodi, ma non per questo meno efficace. È un episodio autoconclusivo se vogliamo, che non ammicca necessariamente ad un sequel, e perciò riesce a consegnare al giocatore una storia potente ed accattivante. D’altronde, non è che gli Yakuza abbiano mai lesinato in termini di tematiche da raccontare nei capitoli che compongono la saga, e Kiwami 2 non è da meno. Accanto a personaggi tratteggiati alla giapponese, che recitano e interagiscono tra di loro come la tensione fosse sempre alle stelle ci sono caratteri che vi rimarranno nel cuore, il tutto con un ritmo che, da un certo punto in poi, diventa incalzante e non lascia tempo per riprendere fiato tra un evento della storia e l’altro.
[caption id="attachment_189292" align="alignnone" width="1920"] Ogni cosa è un'arma. Qualsiasi.[/caption]
Una storia che, ovviamente, viene raccontata anche dai tanti combattimenti che Kiryu dovrà affrontare. L’iconico sistema di combattimento, tra alti e bassi, ritorna in Yakuza Kiwami 2 privo degli stili introdotti in Yakuza Zero, ma con una maggior pulizia nell’azione a schermo. Ora c’è meno confusione ed è molto più chiaro comprendere chi si sta colpendo, anche grazie ad una gestione degli impatti più precisa che in passato. Il tutto condito da combo da imparare ed un massiccio uso di armi ed oggetti ambientali, così che ogni angolo della strada sia un luogo con spunti incredibilmente letali per il giocatore.
Come un drago, Yakuza Kiwami 2 svetta sulla cima della montagna imponendosi su un franchise che è giunto alla conclusione ma che, grazie al fondamentale lavoro di SEGA, torna finalmente anche in Occidente nella sua versione migliore e che, in questo caso, coincide anche con l’episodio più completo e soddisfacente della saga di Yakuza.