X-O Manowar vol. 7: Eroe, la recensione
Il settimo volume di X-O Manowar chiude tutte le trame e le riflessioni che Matt Kindt ha brillantemente articolato nella sua run
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
Con la pubblicazione del settimo volume dedicato alla nuova serie di X-O Manowar si chiude la pregevole run di Matt Kindt. La vicenda ha avuto inizio con il guerriero visigoto Aric di Dacia trasferitosi in pianta stabile sul pianeta Gorin, alla ricerca di un equilibrio interiore dopo le ultime vicissitudini, a cui si aggiunge la coesistenza con la Sacra Armatura di Shanhara.
Dopo il primo mezzo passo falso della sua gestione, Kindt riconduce la narrazione su binari decisamente più consoni a quanto letto fin qui: lo scrittore americano torna a scavare nell’animo di Aric con chirurgica precisione per indagare quei lati che prova da tempo a tenere celati: le cause del suo travaglio – l’aver perso la sua gente, i suoi affetti più cari, la sua nazione – vengono accentuate dall’epoca in cui si è ritrovato: un futuro in cui i suoi valori sono ormai superati, sostituiti da qualcosa di totalmente estraneo al suo modo di vedere il mondo.
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"Chiude il cerchio in maniera coerente restituendoci un protagonista tridimensionale e pronto ad accettare la sua natura."Mentre sullo sfondo si consuma questa sentita riflessione, resa ancora più drammatica dal ritorno sulla scena di un personaggio molto vicino ad Aric, lo sceneggiatore non perde l’occasione di offrirci l’abituale dose di epicità, costruiendo adrenaliniche sequenze di lotta che permettono di variare i toni e il ritmo di quest'ultimo arco narrativo.
Azione e introspezione vengono brillantemente sfruttate dal demiurgo della Valiant, che, giunto al termine di quest’epopea, chiude il cerchio in maniera coerente restituendoci un protagonista tridimensionale e pronto ad accettare la sua natura, ma non senza un gustoso colpo di scena. Eroe è dunque la summa di quanto letto nei volumi precedenti, un soddisfacente concentrato di tutti quegli elementi e quegli spunti che trovano il degno epilogo nelle splendide tavole di Tomás Giorello.
Tra i tanti disegnatori che hanno posto la firma su X-O Manowar, l’artista argentino è uno dei pochi ad averne davvero esaltato le caratteristiche, tratteggiando una figura disillusa, istintiva e collerica; il suo tratto peculiare ne restituisce il disagio, i turbamenti, ma al contempo sfoggia anatomie superbe che rendono esplosiva ogni battaglia. Se a questo aggiungiamo la costruzione originale delle sue tavole, non è azzardato ritenere il fumettista sudamericano il miglior interprete artistico della serie.
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