X-O Manowar vol. 7: Eroe, la recensione

Il settimo volume di X-O Manowar chiude tutte le trame e le riflessioni che Matt Kindt ha brillantemente articolato nella sua run

Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.


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X-O Manowar vol. 7: Eroe, anteprima 01

Con la pubblicazione del settimo volume dedicato alla nuova serie di X-O Manowar si chiude la pregevole run di Matt Kindt. La vicenda ha avuto inizio con il guerriero visigoto Aric di Dacia trasferitosi in pianta stabile sul pianeta Gorin, alla ricerca di un equilibrio interiore dopo le ultime vicissitudini, a cui si aggiunge la coesistenza con la Sacra Armatura di Shanhara.

In qualsiasi luogo, però, Aric resta un uomo solo e fuori dal tempo, senza alcun legame affettivo, e quei pochi che sono nati nel recente passato hanno avuto un tragico epilogo, rendendo il tutto ancora più difficile da accettare. Abbiamo seguito l’ascesa del protagonista al trono di imperatore, fino alla scelta di tornare sulla Terra, là dove prende il via quest’arco nuovo narrativo, Eroe, in cui deve vedersela con un tandem di cacciatori di taglie. I dissidi sono nati durante la sua permanenza su Gorin, e ora è giunto il momento di pagarne le conseguenze.

Dopo il primo mezzo passo falso della sua gestione, Kindt riconduce la narrazione su binari decisamente più consoni a quanto letto fin qui: lo scrittore americano torna a scavare nell’animo di Aric con chirurgica precisione per indagare quei lati che prova da tempo a tenere celati: le cause del suo travaglio – l’aver perso la sua gente, i suoi affetti più cari, la sua nazione – vengono accentuate dall’epoca in cui si è ritrovato: un futuro in cui i suoi valori sono ormai superati, sostituiti da qualcosa di totalmente estraneo al suo modo di vedere il mondo.

Non è la prima volta che il ruolo di X-O Manowar e le implicazioni che ne derivano ci conducono su cammino tanto travagliato e doloroso; Kindt è però bravo a evitare soluzioni già viste e mette in scena un racconto solido, intenso e coerente con lo sviluppo psicologico del protagonista.

"Chiude il cerchio in maniera coerente restituendoci un protagonista tridimensionale e pronto ad accettare la sua natura."Mentre sullo sfondo si consuma questa sentita riflessione, resa ancora più drammatica dal ritorno sulla scena di un personaggio molto vicino ad Aric, lo sceneggiatore non perde l’occasione di offrirci l’abituale dose di epicità, costruiendo adrenaliniche sequenze di lotta che permettono di variare i toni e il ritmo di quest'ultimo arco narrativo.

Azione e introspezione vengono brillantemente sfruttate dal demiurgo della Valiant, che, giunto al termine di quest’epopea, chiude il cerchio in maniera coerente restituendoci un protagonista tridimensionale e pronto ad accettare la sua natura, ma non senza un gustoso colpo di scena. Eroe è dunque la summa di quanto letto nei volumi precedenti, un soddisfacente concentrato di tutti quegli elementi e quegli spunti che trovano il degno epilogo nelle splendide tavole di Tomás Giorello.

Tra i tanti disegnatori che hanno posto la firma su X-O Manowar, l’artista argentino è uno dei pochi ad averne davvero esaltato le caratteristiche, tratteggiando una figura disillusa, istintiva e collerica; il suo tratto peculiare ne restituisce il disagio, i turbamenti, ma al contempo sfoggia anatomie superbe che rendono esplosiva ogni battaglia. Se a questo aggiungiamo la costruzione originale delle sue tavole, non è azzardato ritenere il fumettista sudamericano il miglior interprete artistico della serie.

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