X-O Manowar vol. 6: Agente, la recensione

Agente è il primo mezzo passo falso di Matt Kindt come sceneggiatore di X-O Manowar

Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.


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X-O Manowar #19, anteprima 01

Dopo essersi trasferito sul pianeta Gorin, deciso a dare un nuovo senso alla propria vita e a recidere il legame con la Sacra Armatura di Shanhara, Aric di Dacia ha fatto ritorno sulla Terra giusto in tempo per partecipare all’evento Harbinger Wars II. Un sempre più provato X-O Manowar è stato così costretto a rimandare ancora una volta la ricerca dell'equilibrio.

Nel sesto volume della nuova serie, il guerriero visigoto viene raggiunto dal colonnello Jamie Capshaw nella sua abitazione in Nebraska: colei che per prima ha saputo conquistare la sua fiducia ha di nuovo bisogno di lui e dei suoi poteri. Questa volta, il G.A.T.E. deve affrontare una minaccia di origine ignota e il cui potere sembra essere fuori scala, anche per il potente X-O Manowar.

Matt Kindt ha sviluppato i diversi archi narrativi della serie focalizzandosi di volta in volta su un differente aspetto della personalità di Aric. Da soldato a generale, da imperatore a visigoto: ogni volume pubblicato da Star Comics ci ha regalato uno spaccato del personaggio, riuscendo a evidenziarne la profondità e a costruire una caratterizzazione solida. Oltre che per l’affascinante cornice, i primi storyarc colpivano per il lavoro di approfondimento portato avanti dallo sceneggiatore, in grado di restituirci una figura magnetica attorno cui far ruotare il variegato Universo Valiant.

"Epicità, dramma e pathos cedono il passo a un racconto di pura azione che, per quanto piacevole, non può reggere il confronto con i precedenti."Ora, dopo aver fatto un giro larghissimo, Aric si ritrova nuovamente al punto di partenza, tornando a essere un mero strumento nella mani delle associazioni militari terrestri. Sembra quasi che gli eventi precedentemente narrati non abbiano sortito alcun effetto su di lui, visto che senza battere ciglio si getta a capofitto nell’ennesimo scontro. Non troviamo traccia dello sviluppo psicologico di cui sopra e vengono di fatto a mancare le peculiarità che hanno reso X-O Manowar il miglior titolo Valiant. Epicità, dramma e pathos cedono il passo a un racconto di pura azione azione che, per quanto piacevole, non può reggere il confronto con i precedenti.

Indubbiamente, la componente action e una buona dose di mistero – dovuta all’origine delle creature aliene legata alle vicende narrate in Divinity - rendono la lettura scorrevole; ma, se confrontiamo Agente ai volumi che l'hanno preceduto, non possiamo che notare un brusco calo qualitativo in termini narrativi, come se Kindt avesse deciso per qualche motivo di tirare i remi in barca.

Al tavolo da disegno troviamo un Juan José Ryp autore di una prova altalenante. L’artista spagnolo ci regala tavole ricche di dettagli durante le concitate scene di battaglia, dove alterna esplosive illustrazioni a tutta pagina a fitte sequenze di vignette. In questa storia emerge prepotente l’anima splatter di Ryp, ad accentuare quella componente brutale legata al guerriero barbaro. Il disegnatore è però spesso impreciso nelle anatomie dei personaggi, che appaiono appesantite e poco dinamiche, cosa che va depotenziare l'espressività del suo tratto.

Agente è il primo (mezzo) passo falso di Matt Kindt come sceneggiatore di X-O Manowar. Fiduciosi, confidiamo in un’immediata ripresa.

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