X-O Manowar vol. 1, la recensione
Il rilancio di X-O Manowar affidato a Dennis Hallum non convince, svilendo l'ottimo lavoro fatto nelle precedenti gestioni
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
Aric di Dacia è un guerriero visigoto nato e cresciuto nel V Secolo dopo Cristo; la sua esistenza è stata stravolta quando è stato catturato dalla popolazione aliena nota come la Vigna e condotto sul loro pianeta, dove è stato ridotto in schiavitù. Con determinazione, il condottiero si è liberato dal giogo anche grazie all’ausilio della sacra armatura di Shanhara, che l’ha trasformato in X-O Manowar, l’arma più potente dell’universo.
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"Come successo nel caso di Bloodshot, anche in quest’occasione si è preferito fare tabula rasa di tutto quello che di buono c’è stato prima per favorire una ripartenza che non convince."Per questo nuovo inizio, dunque, Hallum decide di immergere il protagonista in un contesto più reale, fatto di problematiche inedite per un personaggio del genere. Nonostante il cambio di toni e di ambientazioni, questi primi capitoli non reggono il confronto con le precedenti gestioni: Venditti ha introdotto un personaggio carismatico, combattuto, alle prese con uno scenario drammatico; Kindt ne ha saputo esaltare la componente epica, romantica, favorito anche dalle matite di un Tomas Giorello superlativo.
Come successo nel caso di Bloodshot, anche in quest’occasione si è preferito fare tabula rasa di tutto quello che di buono c’è stato prima per favorire una ripartenza che non convince: X-O Manowar trova la sua definizione nei campi di battaglia, quando deve mettere al servizio della comunità le sue doti di condottiero, quando viene portato in scenari alieni in cui imporsi. La trasformazione in eroe di quartiere non rende giustizia al peso specifico di Aric. Alla lunga, la figura che ci troviamo di fronte appare come un goffo uomo di un altro tempo con il quale è difficile entrare in sintonia.
Il finale lascia ben sperare, grazie a una dose di mistero e un avversario davvero potente. Staremo a vedere, per ora ci limitiamo a bocciare questo rilancio e parte del nostro giudizio è legata anche alla prova non convincete di un Emilio Laiso poco incisivo. In particolare, lo stile dell’artista nostrano non appare sempre allineato al mood che Hallum vuole conferire al racconto; decisamente più a suo agio quando si tratta di esaltare la componente dinamica e guerriera del personaggio.
In chiusura, non siamo rimasti colpiti da questo primo volume di X-O Manowar ma, visto il valore messo in campo, restiamo fiduciosi per una sterzata che sappia riportare Aric di Dacia a livelli a lui più congegnai.
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