X-Men: L'Inizio - la recensione

Nonostante abbia nella scrittura la sua componente migliore, il primo film serio a tema supereroi di Matthew Vaughn delude proprio per colpa del regista...

Critico e giornalista cinematografico


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Come accade nelle migliori case editrici, dopo un po' che un fumetto recupera successo si comincia a rieditarne anche le storie più vecchie e classiche, dunque ora anche al cinema si cominciano a vedere le origini e le prime avventure di personaggi dei cinefumetti di provato successo. Con gli X-Men siamo addirittura al secondo prequel, se contiamo anche il dimenticabile prequel-spinoff di Wolverine, e di questo passo non ce ne saranno molti altri.

Nonostante infatti uno spostamento di soldi e di fiducia notevoli, X-Men: L'inizio convince poco, anzi forse convincerà solo gli appassionati del fumetto. Perchè il film diretto da Matthew Vaughn a sorpresa casca proprio sulla regia mentre ha nella scrittura la sua componente migliore. La cosa probabilmente sorprenderà molto gli integralisti di Kick-Ass ma meno chi, come il sottoscritto, non aveva amato Stardust.

La storia di come tutto ebbe inizio e principalmente di come Charles Xavier abbia conosciuto Erik Lehnsherr (in arte Magneto) è poco fedele alle tavole illustrate ma molto abile nel rendere dinamiche tipiche del fumetto, specie per quanto riguarda i caratteri delle due teste pensanti all'interno della legione mutante, i due amici resi nemici dall'ideologia. Ma non solo i caratteri, anche l'impianto generale della storia che pone i mutanti al centro del momento più duro della Guerra Fredda e l'idea che sottende il tutto, finalmente meno banale del solito ("Siamo il passo successivo dell'evoluzione, che ti aspetti che facciano gli umani? Tu non lotteresti per la sopravvivenza della tua specie?" dice ad un certo punto Magneto a Xavier), sono parti redatte molto meglio di quanto abbiamo visto fare fino ad ora.

Oltre a questo sembrava molto azzeccato anche il casting. A parte i protagonisti sorprendono soprattutto i cattivi, da Kevin Bacon, splendido villain della categoria "gran signori", di quelli con foulard al collo che brindano alla distruzione del mondo con brandy raffinati e parlano diverse lingue, fino a January Jones, credibilissima Emma Frost e sempre a suo agio negli anni '60, con sigaretta fumata lascivamente e una sola espressione (ma buona). 

Peccato quindi che Matthew Vaughn sembri voler buttare tutto alle ortiche. Dirige gli attori come se il senso del ridicolo non esistesse (espressioni vacue, gesti inconsulti, Xavier che si tocca le tempie ogni 5 minuti per usare il proprio potere, Magneto che guarda la tv con la pistola in mano senza un motivo apparente...), gestisce molto male la figura del cattivo di turno ("Il mio potere mi tiene giovane" è un'affermazione azzardata), non si cura della plausibilità o quantomeno della coerenza interna delle sequenze d'azione nè del ridicolo che è sempre dietro l'angolo quando si parla di supereroi (Magneto che si trova a passare nelle stanze segrete della residenza Xavier durante un momento intimo tra altri due personaggi, ma WTF?!?).

Per non parlare infine del punto più basso, una scena posta in coda al film che per come accade e come viene mostrata è oltre il senso del ridicolo. ...Perchè?

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