X-Men: L'Inizio - la recensione
Nonostante abbia nella scrittura la sua componente migliore, il primo film serio a tema supereroi di Matthew Vaughn delude proprio per colpa del regista...
Come accade nelle migliori case editrici, dopo un po' che un fumetto recupera successo si comincia a rieditarne anche le storie più vecchie e classiche, dunque ora anche al cinema si cominciano a vedere le origini e le prime avventure di personaggi dei cinefumetti di provato successo. Con gli X-Men siamo addirittura al secondo prequel, se contiamo anche il dimenticabile prequel-spinoff di Wolverine, e di questo passo non ce ne saranno molti altri.
Oltre a questo sembrava molto azzeccato anche il casting. A parte i protagonisti sorprendono soprattutto i cattivi, da Kevin Bacon, splendido villain della categoria "gran signori", di quelli con foulard al collo che brindano alla distruzione del mondo con brandy raffinati e parlano diverse lingue, fino a January Jones, credibilissima Emma Frost e sempre a suo agio negli anni '60, con sigaretta fumata lascivamente e una sola espressione (ma buona).
Peccato quindi che Matthew Vaughn sembri voler buttare tutto alle ortiche. Dirige gli attori come se il senso del ridicolo non esistesse (espressioni vacue, gesti inconsulti, Xavier che si tocca le tempie ogni 5 minuti per usare il proprio potere, Magneto che guarda la tv con la pistola in mano senza un motivo apparente...), gestisce molto male la figura del cattivo di turno ("Il mio potere mi tiene giovane" è un'affermazione azzardata), non si cura della plausibilità o quantomeno della coerenza interna delle sequenze d'azione nè del ridicolo che è sempre dietro l'angolo quando si parla di supereroi (Magneto che si trova a passare nelle stanze segrete della residenza Xavier durante un momento intimo tra altri due personaggi, ma WTF?!?).
Per non parlare infine del punto più basso, una scena posta in coda al film che per come accade e come viene mostrata è oltre il senso del ridicolo. ...Perchè?