X-Men: Grand Design vol. 1, la recensione

Abbiamo recensito per voi il primo volume di X-Men: Grand Design, opera di Ed Piskor

Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.


Condividi

X-Men: Grand Design #1, anteprima 01

Si intitola X-Men: Grand Design l’ambizioso progetto di Ed Piskor dedicato alla grande epopea dei Figli dell’Atomo. L’idea iniziale del fumettista indie è tanto semplice quanto spaventosa: condensare in soli sei volumetti da quaranta pagine ben 280 numeri di Uncanny X-Men; un’avventura che parte dalla pionieristica intuizione di Stan Lee e Jack Kirby e arresta la propria corsa alla conclusione del primo acclamato ciclo di storie di Chris Claremont.

Piskor, d'altronde, non è certo nuovo a operazioni così ardite: in Hip Hop Family Tree si è cimentato in una ricostruzione enciclopedica della storia del genere musicale, ripercorrendone con estrema dovizia di particolari i momenti salienti. Con lo stesso piglio, e aggiungendovi il suo enorme amore per gli X-Men, il fumettista americano sta realizzando quella che è, per sua stessa ammissione, una vera e propria "lettera d’amore ai mutanti". I primi due capitoli di X-Men: Grand Design sono raccolti in un brossurato della collana Marvel Giants, unitamente alla primissima storia degli Uomini X, pubblicata originariamente nel 1963 e ricolorata per l’occasione dallo stesso Piskor.

Sedetevi comodi, dunque, e godetevi questa incredibile cornucopia di eventi e di personaggi che rinarra le origini di Charles Xavier ed Erik Magnus Lehnsherr, quelle di Scott Summers, Jean Grey e degli altri componenti della primissima squadra di X-Men. Nel rivivere le vicende attraverso le parole dell’Osservatore Uatu – che consegna all’Archivista i suoi ricordi sui mutanti – partecipiamo con gioia alla prima vittoria contro la Confraternita dei Mutanti Malvagi, restiamo affascinati dal viaggio nella Terra Selvaggia o colpiti per l'apparente di morte del Professor X. Davanti ai nostri occhi scorrono sequenze emozionanti, battaglie leggendarie contro avversari sempre nuovi che, di volta in volta, si aggiungono a un affresco di imponente grandezza, sul quale aleggia la presenza oscura della Fenice, divinità di pura energia che vaga attraverso l’universo in cerca del suo prossimo ospite.

X-Men: Grand Design #1, anteprima 02

Piskor è consapevole di non poter raccogliere nella sua interezza l’enorme quantità di dati e decide di concentrare il racconto su due aspetti cardine della storia editoriale del titolo: il dualismo tra Charles ed Erik e il mito della Fenice. La sfida fisica e concettuale tra i principali difensori dei diritti dei mutanti e il sopraggiungere della minaccia cosmica sono i pilastri sui quali provare a sviluppare in maniera lineare questa epica cavalcata. 

Il lavoro di sintesi è notevole e il risultato raggiunto assolutamente lodevole: il progetto di rilettura restituisce in tutto il suo fascino decenni di storie che hanno saputo scaldare il cuore di milioni di lettori. Per il pubblico moderno, inoltre, X-Men: Grand Size è forse la maniera più adatta per appassionarsi alla saga e scoprire lo spirito primigenio alla base delle storie di Lee e Kirby. Seppure nata con uno scopo diverso, inoltre, l’opera di Piskor può assurgere a manifesto programmatico della recente iniziativa editoriale della Casa delle Idee, Legacy.

Ogni tavola è densa di contenuti, sia testuali che grafici, necessari per condensare in poche vignette le tante informazioni. Per quanto verbosa, la lettura scorre fluida complice lo stile ricercato e vintage di Piskor, aspetto accentuato dall’utilizzo di colorazioni classiche con retini e di un effetto ingiallito della carta.

X-Men: Grand Design è un progetto grandioso che incuriosisce per la maniera in cui tratta (e tratterà) un universo narrativo estremamente complesso. Non possiamo non restare affascinanti da un’opera imponente che, nonostante uno stile di narrazione anacronistico, risulta sempre immediata e avvincente.

Continua a leggere su BadTaste