X-Men + Fantastici Quattro 1, la recensione
La storia di Zdarsky ci introduce brillantemente nell'atmosfera di X-Men + Fantastici Quattro, sopperendo a qualche battuta a vuoto di Dodson
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
"Per favore, saluta tuo figlio da parte mia… e digli che quando sarà pronto, la famiglia di Krakoa lo attende." Con queste parole, pronunciate da Ciclope all'indirizzo di Susan Storm, si chiudeva il primo numero di House of X, la miniserie che ha dato il via alla rivoluzione dello status quo mutante di Jonathan Hickman. Franklin Richards è infatti da sempre un Homo superior di livello Omega, e da questo spunto è nata la miniserie con protagonisti gli X-Men e i Fantastici Quattro, scritta da un brillante Chip Zdarsky per i disegni di Terry Dodson.
In questo contesto, lo scrittore canadese mette in scena un incontro-scontro tra due dei più importanti gruppi dell’Universo Marvel, decisi a contendersi il ragazzo. Il primo contatto è tutt’altro che conciliante, e solo l'intervento di Kate Pryde sembra offrire a Franklin un po’ di empatia, aiutandolo così ad affrontare la difficile decisione: restare con la famiglia biologica o unirsi a quella "genetica"?
"L’umanità che trasuda da queste pagine è fin qui il vero punto di forza del progetto"Lo sceneggiatore di Daredevil e Marvel Two-In-One riesce a condensare tutti questi elementi in quaranta pagine: senza troppi fronzoli, la narrazione mostra il motivo della contesa e mette in contrapposizione le forze in campo. Il rapporto tra il giovane Richards e Kate alleggerisce in parte la tensione e ci regala momenti di una tenerezza unica. L’umanità che trasuda da queste pagine è fin qui il vero punto di forza del progetto, in grado di farci interessare alle sorti del ragazzo.
Il nucleo del racconto è però rappresentato da un indagine sull’idea di famiglia, centrale per entrambi gruppi e condotta in maniera convincente da Zdarsky, il quale si conferma ancora una volta uno scrittore di talento, a suo agio con tutti i personaggi e capace di conferire loro una profondità che ne mette a nudo paure e desideri.
Accanto a una scrittura ispirata troviamo però una componente artistica non sempre all’altezza. Dodson è impeccabile nei primi piani e nel conferire grande espressività alla recitazione dei personaggi; perde però di efficacia nelle sequenze di scontro e nelle vignette più affollate. Un limite non da poco che alla lunga potrebbe penalizzare una miniserie partita benissimo.
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