X-Men di Chris Claremont 1, la recensione

Abbiamo recensito per voi il primo numero della collana X-Men di Chris Claremont

Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.


Condividi

X-Men, la serie a fumetti Marvel nata dalla felice intuizione di Stan Lee e Jack Kirby, campione di vendite negli anni Novanta e alla base di oltre dieci pellicole cinematografiche, ha rischiato la cancellazione dopo nemmeno un decennio di vita, con il numero #66. Se oggi possiamo ancora leggere le avventure dei Figli dell’Atomo il merito è di Giant-Size X-Men #1, speciale firmato da Len Wein e Dave Cockrum, uscito nel 1975, che diede nuova linfa vitale al sottobosco mutante. L’ottimo responso ricevuto dall’albo portò infatti a una vera e propria “rinascita” della testata, la cui pubblicazione, ripresa con il numero #94 dopo essere divenuta una collana di ristampe, venne rinvigorita dall’esordio di un allora sconosciuto scrittore britannico. Il suo nome è Chris Claremont, affettuosamente chiamato dai suoi fan X-Chris.

Parte della linea Marvel Integrale, ha da poco esordito in edicola la nuova collana Panini Comics intitolata X-Men di Chris Claremont, la quale punta a riproporre a cadenza mensile quello che è considerato il miglior ciclo di storie mai realizzato sui mutanti.

Nella sua prima apparizione, la nuova squadra protagonista accoglie personaggi del calibro di Wolverine, Tempesta, Nightcrawler, Colosso, Banshee, Sole Ardente e Thunderbird, reclutati in giro per il mondo dal Professor Charles Xavier, e deve subito affrontare la sua prima missione sull’isola di Krakoa, dove è misteriosamente scomparsa gran parte della formazione originale, vale a dire Marvel Girl, l'Uomo Ghiaccio, Bestia e Angelo.

Rispetto a loro, i mutanti facenti parte della cosiddetta Seconda Generazione sono degli adulti, ben consapevoli dei loro poteri e vittime di discriminazione non solo dovuta al gene X ma anche alla loro provenienza; abbiamo infatti un nativo americano, una keniota, un russo, un giapponese, un irlandese, un tedesco e un canadese. Il tema della diversità, centrale sin dalla prima incarnazione del gruppo, viene qui declinato con maggior incisività e arricchito da una particolare attenzione verso l’approfondimento psicologico dei personaggi (emblematico in tal senso il lavoro svolto sul leader Ciclope) e dalle interazioni tra loro.

Sebbene siamo ancora all’inizio, lontani da pietre miliari quali La Saga della Fenice Nera o Giorni di un futuro passato, la gravitas e la drammaticità della gestione Claremont si intravedono già nello scontro con il Conte Nefaria e i suoi Ani-Uomini: in nemmeno cento pagine, i pupilli di Xavier vengono messi di fronte a scelte determinanti e vivono amori travagliati, tra loro nascono amicizie profonde e confronti brucianti.

A distanza di oltre quarant’anni, è facile rintracciare in queste prime avventure i motivi dietro a un tale successo: ben più di quella originale, questa run riuscì a coinvolgere i lettori in una saga avvincente mescolando super eroi, tematiche adulte e soap opera; uno spaccato estremamente vivo e affascinante di sentimenti universali, non più legati esclusivamente ad adolescenti bianchi americani.

Lodevole la volontà di Panini di rendere nuovamente disponibile questo pezzo di Storie del Fumetto in un’edizione maneggevole ed economica, certamente più destinata a un pubblico di neofiti che di puristi: sebbene le tavole di Cockrum non vengano eccessivamente mortificate dalla veste ridotta – restando invariata la percezione della plasticità del tratto e l’attenzione riposta dall'artista nella cura del dettaglio – i lettori di vecchia data potrebbero storcere il naso per la scelta, ma va detto che le stesse storie in formato originale restano disponibili in volumi Marvel Omnibus.

Detto ciò, la buona qualità della carta e la resa dei colori permettono al tascabile X-Men di Chris Claremont di rappresentare un'ottima opportunità per (ri)scoprire avventure imprescindibili per ogni amante della Nona Arte.

Continua a leggere su BadTaste