X-Men '97 (stagione 1), la recensione

X-Men '97 è semplicemente la miglior cosa accaduta ai mutanti negli ultimi vent'anni, attuale e matura, tra gli show migliori dell'anno

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X-Men ’97, la recensione della stagione 1 disponibile su Disney+.

Tutte le cose belle prima o poi finiscono, e anche la prima stagione di X-Men '97 si è conclusa lo scorso mercoledì. Una corsa durata dieci settimane che ha saputo convincere sia i fan della vecchia serie animata, che i nuovi arrivati. Acclamata da pubblico e critica, episodio dopo episodio, il lavoro di Studio Mir sotto la supervisione di Beau DeMayo ha dato una seconda vita ai mutanti di casa Marvel in anticipo rispetto al debutto in live action previsto prossimamente.

Ma cosa resta una volta conclusa la serie tv? Un cliffhanger che stuzzica i fan dei fumetti e altre avventure da raccontare prossimamente, ma sicuramente un messaggio ancora attuale, nonostante lo show sia ambientato quasi trent'anni fa. Di seguito, scopriamo insieme perché X-Men '97 è il punto ideale da cui Marvel deve ripartire per tornare ai fasti gloriosi degli anni scorsi.

La trama di X-Men ’97

Io vi avevo avvertito durante la visione dei primi tre episodi: con gli X-Men nulla è come sembra. Questa prima stagione ce lo dimostra più volte, mettendo a tacere anche le poche critiche alla continuity fatte lo scorso marzo. Il consiglio di base resta lo stesso: potete tranquillamente vedere questa nuova serie senza le cinque stagioni precedenti, perché tutto verrà spiegato man mano che proseguono gli episodi. Lo show riesce a farvi affezionare alla squadra in pochi istanti, e aver visto la serie originale è soltanto un'extra alle lacrime che potrete versare in determinati momenti.

Perché se i primi quattro episodi sono anche tranquilli (seppur ricchi di eventi) è con l'episodio 5 che X-Men '97 decide di fare sul serio. E lo fa brutalmente, con uno dei prodotti Marvel migliori di sempre, trenta minuti che sono un crescendo continuo fino a dare un cazzotto a velocità luce nello stomaco dello spettatore.

Qui emerge la maestria dello showrunner, Beau DeMayo che, adattando alcune delle storie migliori di X-men (tra le altre Vitamorte, Attrazioni fatali e Tolleranza è estinzione) mette in scena uno spettacolo drammatico di super eroi, di persone apparentemente diverse che ridono, amano e odiano esattamente come gli umani che li disprezzano. La forza di X-Men '97 sta nelle parole dei suoi protagonisti, che sono smargiassi quando serve, ma anche profondi e toccanti. È un mondo di fantasia ma i problemi sono attuali, e disgraziatamente in questi anni lo sono ancora di più.

Matura e sempre attuale

La crudezza con cui vengono narrati gli eventi rendono X-Men '97 una delle serie tv Marvel più mature al momento disponibili. Le storie lasciano spazio a tutto il gruppo, e nessuno è messo in luce più di altri. A differenza di quanto fatto dai film Fox, Logan è un membro della squadra, non il protagonista a cui gira attorno tutto. Un lavoro certosino è stato fatto con ognuno dei pupilli di Xavier, e ognuno ha la sua evoluzione e la sua svolta (tragica o romantica che sia).

Il tutto portando a schermo un messaggio di uguaglianza che viene sempre più spesso dimenticato, per fare spazio all'odio e alla paura del diverso. Con X-Men '97 il team guidato da DeMayo hanno portato a schermo tutti i pregi dei mutanti, e ha dimostrato il perché nel 2024 abbiamo ancora bisogno dei figli dell'Atomo. Molti dei monologhi (uno su tutti quello di Magneto) sono messaggi allo spettatore, qualcosa di più che fa pensare dopo aver visto la puntata, lasciando un solco indelebile e memorabile.

È un racconto non solo di diversità, ma anche di paternità, di memoria e ovviamente, anche della ricerca di se stessi. Ma non è mai retorico, anche se certi eventi sono narrati forse troppo frettolosamente, non c'è mai la sensazione di qualcosa che rimane appeso o offeso.

Una sfida per il futuro

Come detto per l'anteprima dei tre episodi iniziali, Studio Mir (The Legend of Korra) ha fatto un ottimo lavoro con le animazioni, mantenendo ovviamente il design fedele a quello degli anni ’90. La serie si prende le dovute libertà stilistiche, tra cui un episodio che spazia tra i 16 e i 32 bit, e mostra anche tutti i muscoli quando deve, come nel già menzionato episodio 5. Non mancano le citazioni alle tavole storiche, ai videogiochi e i combattimenti elettrizzanti che tengono incollati alla poltrona.

Se gli spettatori inglesi hanno potuto risentire quasi tutte le voci storiche, in Italia molte sono cambiate, forse anche in meglio, e il doppiaggio si attesta su buoni livelli. Questo nonostante si perdano alcuni giochi di parole coi poteri (soprattutto di Tempesta e Jean) a causa di un adattamento degli stessi quasi impossibile nella nostra lingua.

Durante queste settimane mi sono domandato (e non solo io) come il futuro debutto live action dei mutanti possa competere con quanto fatto dal team di DeMayo in questa prima stagione. Non solo per i temi maturi trattati, ma proprio per la messa in scena di alcune trame che al momento mi paiono impossibili da trasporre.

Può un prodotto meno di nicchia di una serie animata, osare parlando di certi argomenti? In una società che urla al woke al minimo cambio di sesso o etnia, come faranno delle tele bianche come gli X-Men a farsi amare dal grande pubblico? Sarà una sfida per Feige e soci, come per chi dovrà sostituire deMayo al timone della stagione 3 di X-Men '97, mentre la seconda seguirà ancora il canovaccio dello showrunner.

C'è poco da girarci attorno. X-Men '97 è semplicemente la miglior cosa accaduta ai mutanti negli ultimi vent'anni, attuale e matura, tra gli show migliori dell'anno e tra le serie animate più belle disponibili nel catalogo Disney+. L'attesa per la stagione 2 è solamente iniziata, ma non vediamo l'ora di rivedere Ciclope, Jean e tutti gli altri.

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