X-Men 3 - Conflitto finale
Jean Grey, creduta morta, ritorna più potente che mai, mentre il governo annuncia una cura per i mutanti. Nonostante una travagliata vicenda produttiva, Brett Ratner se la cava bene e ci consegna forse il miglior episodio della serie…
Quando il regista ha deciso di rifondare il mito di Superman, la serie sembrava maledetta, considerando l’ingaggio (e poi la rinuncia) di Matthew Vaughn, per arrivare finalmente a Brett Ratner, nome francamente poco eccitante.
Bene, fa piacere ogni tanto sbagliarsi, perché X-Men 3 è un signor film e chiude la trilogia in maniera notevole. L’inizio, in realtà, non è dei migliori. Troppi flashback e passaggi temporali per porre le basi di due personaggi (tra cui Angelo, che a dire il vero non avrà un ruolo così importante come si potrebbe pensare), poi una scena con Logan troppo tranquillo per ingannare gli appassionati. Ed era impossibile non notare alcune lievi cadute di tono, anche in scelte che servono per delineare meglio le caratteristiche di un personaggio (ma che magari non risultano particolarmente brillanti, in particolare nel rapporto Magneto-Mystica).
Anche gli attori sono perfettamente in palla, merito che (come dimostra il pessimo caso de Il Codice Da Vinci) va condiviso anche con il regista. Ian McKellen, come solito, si staglia ben al di sopra dei comuni homo sapiens e, dopo un inizio non impeccabile, è praticamente impeccabile nel suo cinismo realista, ma senza per questo apparire privo di sentimenti. Il triangolo Hugh Jackman – Halle Berry – Famke Janssen (in realtà, solo accennato, ma basta leggere certi sguardi…) funziona bene, anche senza fare nulla di straordinario. Mi ha lasciato perplesso, invece, utilizzare un’attrice straordinaria come Shohreh Aghdashloo (guardate cosa è in grado di fare ne La casa di sabbia e nebbia e nella quarta stagione di 24) per un ruolo così insulso.
Mi hanno lasciato invece abbastanza perplesso le musiche e la fotografia del film. Il lavoro di John Powell sulla colonna sonora alterna momenti molto interessanti ad altri meno efficaci e, talvolta, troppo solari per il tono cupo della pellicola. La fotografia di Dante Spinotti è invece assolutamente accettabile, ma devo ammettere che dall’autore di L.A. Confidential e Insider mi sarei aspettato un contributo più appariscente.
Insomma, un film da vedere assolutamente e che restituisce fiducia nei confronti del genere. Comunque, quando sarete al cinema, non lasciate assolutamente la sala prima della fine dei titoli di coda, perché vi perdereste una scena importante. Se volete un indizio, fate attenzione ai cammei di attori importanti nella pellicola. Se ne volete un altro, non credete ciecamente a chi vi dice che questo è l’ultimo capitolo della serie…