X-Force vol. 1: Peccati del passato, la recensione
Il primo volume di X-Force offre soluzioni già viste, risultando un prodotto scarsamente incisivo e con pochi spunti d'interesse
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
Si intitola Peccati del passato il primo volume edito da Panini Marvel Italia della nuova serie di X-Force, scritta da Ed Brisson per i disegni di Dylan Burnett. La vicenda che tratta è legata a doppio filo a Extermination, di cui si può considerare una ramificazione. Per chi non lo sapesse, nella saga architettata dallo scrittore canadese l’epopea dei giovani X-Men fondatori provenienti dal passato giungeva al termine e veniva introdotta la figura di un giovane Cable.
Senza preoccuparsi troppo di spiegarci come sia nata questa nuova iterazione del team, Brisson ci scaraventa nel vivo dell’azione. Possiamo vederla come una mancanza da parte dello scrittore, visto che in generale viene concesso pochissimo spazio all’approfondimento psicologico dei personaggi: catturare la persona che ha ucciso Nathan Christopher Summers sembra essere l’unico collante del cast, nonché l’unico spunto per imbastire dialoghi stimolanti.
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"Se l'intento era quello di omaggiare l'X-Force ipercinetica degli esordi, quella di Fabian Nicieza e Rob Liefeld, missione compiuta. Con tutti i pro e contro."I viaggi temporali, la durezza di alcuni passaggi e le decisioni difficili che i nostri eroi devono prendere sono elementi che contribuiscono a rendere la lettura piacevole; purtroppo, però, vengono utilizzati in maniera poco innovativa, senza nemmeno provare a portare qualcosa di nuovo alla mitologia mutante o a stimolare l’interesse di chi è già abituato a certe soluzioni narrative.
Considerando il fermento che animava le testate dei Figli dell’Atomo poco prima della rivoluzione di Jonathan Hickman, la storia di Brisson risulta fin troppo rispettosa dello stereotipo della task force di reietti, finendo per non offrire una visione inedita del gruppo, com'era lecito aspettarsi. Detto ciò, se l'intento era quello di omaggiare l'X-Force ipercinetica degli esordi, quella di Fabian Nicieza e Rob Liefeld, missione compiuta. Con tutti i pro e contro.
Appare poco centrata anche la prova di Burnett al tavolo da disegno: se la sua sintesi è efficace nel valorizzare la componente action e nel rivisitare il look dei personaggi richiamando le precedenti formazioni del gruppo, non ci convince la scarsa aderenza dello stile cartoony ai contenuti espliciti della storia. Se l'operato di Burnett su Ghost Rider Cosmico: Baby Thanos deve morire risultava funzionale, su queste pagine appare dunque fuori fuoco e poco incisivo.
Attendiamo la pubblicazione del secondo e ultimo brossurato della serie per capire se, visto il colpo di scena finale a cui abbiamo assistito, le cose prenderanno una piega più interessante. Allo stato attuale, la nuova - ma vecchia - X-Force disattende le aspettative.
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