X-23 vol. 1: Album di famiglia, la recensione
La nuova serie delinea una X-23 sempre più protagonista del sottobosco mutante
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
Abbandonato il manto di Wolverine, Laura mette a disposizione i suoi artigli affinché nessun altro debba vivere le stesse esperienze che hanno segnato il suo tragico passato. Sin dalle prime battute è chiaro che Mariko Tamaki (Hulk) si ponga in continuità con il lavoro di Tom Taylor, mettendo in scena la naturale prosecuzione di quanto letto sulle pagine di All-New Wolverine. Emerge il ritratto di una donna che ha accettato la sua natura e abbracciato l’eredità del padre.
Indubbiamente, far parte di una famiglia e tutte le conseguenze legate a questa scelta rappresentano il cuore pulsante del racconto, arricchito da una solida componente action che conferisce ritmo alla lettura; sottotraccia, però, la scrittrice di E la chiamano estate… declina con delicatezza ed eleganza il tema portante dello storyarc applicandolo a dei cloni. In tal senso, la scelta di far affrontare le Naiadi di Stepford è indicativo della volontà della scrittrice: diversi sono i punti comuni con le sorelle nate dalle cellule di Emma Frost, sebbene appaia diversa la maniera con cui sfruttano i loro poteri.
L’interpretazione di Cabal è notevole: le sue scene d’azione sono esplosive, coinvolgenti e ricche di dettagli. A questo dobbiamo aggiungere la capacità di trasmettere enfasi anche nelle fasi di dialogo; ammalianti, le sue donne sono protagoniste assolute della scena. Buona anche la prova di Duarte, il cui tratto cartoony è perfetto per esaltare le atmosfere da teen drama del capitolo conclusivo.
Grazie all’ottimo lavoro del team creativo, la personalità di Laura è sempre più delineata e definita, riuscendo a splendere di luce propria e facendo passare in secondo piano il ritorno dalla morte di suo padre.
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