Wormwood: la recensione in anteprima della nuova docuserie di Netflix

Wormwood, la nuova docuserie di Netflix firmata Errol Morris, è un viaggio allucinogeno ed affascinante nella storia americana, dai tempi del maccartismo all'era moderna

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Cospiratori di tutto il mondo unitevi!

Se vi piacciono le storie complesse, gli intrighi, i segreti, i misteri legati alle discutibili politiche della CIA, Wormwood è la docuserie che fa per voi.

Ideata da Errol Morris, documentarista statunitense, vincitore del premio Oscar nel 2004 per The Fog of War (La nebbia della guerra): La guerra secondo Robert McNamaraWormwood è un docu-dramma in sei puntate, che esordirà su Netflix il 15 dicembre 2017, in cui il regista riapre il caso di Frank Olson, un biochimico che collaborava con la CIA che, nel dicembre del 1953 cadde/si buttò/fu spinto fuori dalla finestra di un hotel newyorchese trovando la morte, un caso che, ai tempi, fu identificato come suicidio.
Vent'anni dopo, quando emersero nuove prove, le indagini furono riaperte dalla famiglia Olson che arrivò a fare causa al governo federale.

Eric Olson, il figlio maggiore di Frank, è colui a cui si deve questa lunga e complessa storia che si svolge nell'arco di sessant'anni, la persona che ha voluto fortemente la riapertura del caso sulla morte del padre ed ha dedicato la propria vita alla ricerca della verità e che si descrive come una sorta di moderno Amleto, perseguitato dal fantasma del proprio padre. Non per nulla il titolo della docuserie, che in italiano significa appunto assenzio, è proprio ispirato da una battuta pronunciata dal protagonista della famosa tragedia shakespeariana ad indicare un boccone particolarmente amaro da ingoiare, proprio come il liquore estratto dall'omonima pianta.

Avere un'infarinatura della storia americana è importante per immergersi completamente in questo complesso racconto: il maccartismo, la guerra fredda, la guerra di Corea, le dimissioni di Nixon, sono tutti elementi fondamentali ed imprescindibili per riuscire a contestualizzare i pezzi di questo complesso puzzle. Capire in quale momento storico certi eventi si siano svolti, aiuta sicuramente a metterli in una certa prospettiva, una cosa che non viene necessariamente fatta dall'autore, perché Morris dà sostanzialmente per scontato che le persone a cui si sta rivolgendo sappiano già quanto delicato fosse il periodo storico in cui la morte di Frank Olson è occorsa.

Dal punto di vista espositivo Wormwood alterna ricostruzioni storiche degli eventi, in cui Peter Sarsgaard interpreta il ruolo di Frank Olson, a stralci di interviste storiche, scene tratte dall'Amleto e soprattutto le famose, lunghe interviste con Eric Olson, che accompagna l'autore e gli spettatori in questa lunga e complessa cronaca degli eventi.
Sei episodi sono forse troppi per questo genere di narrazione, una sensazione di latente noia pervade tutta la serie, ciò nonostante non si riesce a liberarsi dal desiderio di arrivare fino in fondo a questa incredibile storia per carpire tutti i dettagli - e sono molti! - di un racconto che ha davvero dell'incredibile, soprattutto quando si tiene conto del fatto che è vero.
La sensazione generale è inoltre quella che lo stesso Morris, da esperto documentarista quale egli è, fosse cosciente del pericolo di tediare il pubblico ed abbia quindi optato per questa particolare tecnica narrativa: le parole di Eric che si intrecciano con le ricostruzioni degli attori, una serie di strani tagli o angoli di ripresa ed inquadrature multiple, con il preciso scopo di alleggerire il peso di questo viaggio, a volte riuscendo nel suo intento, a volte no.

Tecnicamente, invece, Wormwood rappresenta una vera e propria svolta per Morris: nella docuserie infatti non c'è traccia della sua firma, riconoscibile quanto quella di Martin Scorsese o Wes Anderson, e cioè dell'uso della interrotron camera.

La interrotron camera è un design ideato da Morris stesso in cui, attraverso un sistema di specchi posti sotto la lente delle telecamere (vedi immagine in alto), il documentarista è riuscito a fare in modo che tutte le persone da lui intervistate guardassero diritte in camera, ma dessero nel contempo la sensazione di avere un contatto visivo con lo spettatore e con l'intervistatore stesso, piuttosto che quella di stare fissando la fredda lente di una macchina da presa e questo perché, nella realtà e grazie a questo ingegnoso gioco di specchi, l'intervistato ed il regista si stavano effettivamente guardando negli occhi.

In Wormwood invece, Morris è quasi sempre inquadrato mentre siede di fronte a Eric Olson e, all'occorrenza, davanti ad altri intervistati - come per esempio Seymour Hersh, il famoso giornalista del New York Times e vincitore del Premio Pulitzer che è stato coinvolto nella storia da Eric,- in una maniera più "classica".

Diversamente da Making a MurdererLa nebbia della guerra stessa o The Thin Blue Line - un altro famoso documentario di Morris del 1988 grazie al quale Randall Dale Adams, un uomo condannato a morte per un crimine che non aveva commesso, venne completamente scagionato - lo scopo di questa docuserie non sembra tanto quello di fornire una degna conclusione ad una storia durata così a lungo o trovare quel pezzo di informazione rimasto sepolto per anni per dare una sorprendente svolta al caso Olson, quanto piuttosto quello di immergersi nella mente di Eric e rivivere con lui, dall'infanzia, all'età adulta, tutti passaggi che lo hanno portato, con caparbietà e notevole spirito di sacrificio, alla ricerca della verità.
Ciò che conta davvero - in conclusione - è il viaggio, non la meta finale.

La miniserie Wormwood sarà disponibile su Netflix a partire dal 15 dicembre 2017.

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