World War Z è un videogioco vecchio che vuole fare il giovane – Recensione
World War Z, il videogioco ispirato all'omonimo lungometraggio del 2013, arriva su console e PC e non fa nulla per non sembrare un clone di Left4Dead: la nostra recensione
Di fatto se volessimo liquidare World War Z in fretta lo potremmo definire un Left4Dead in terza persona. Le similitudini non sono poche, e a volte è davvero difficile andare oltre l’idea che il team di sviluppo abbia voluto andare solamente a coprire quel vuoto tappato dall’atteso e mai annunciato terzo capitolo del titolo Valve. L’idea alla base, infatti, è la stessa: uno shooter cooperativo in cui sopravvivere ad ondate ed ondate di zombi fino ad arrivare all’obiettivo finale della mappa.
[caption id="attachment_194966" align="aligncenter" width="1920"] World War Z non lesina di certo sulla quantità degli zombi[/caption]
Se lo scheletro è quello, ormai stranoto, degli shooter in cooperativa a tema zombi, World War Z fa comunque qualcosa per distinguersi da tutta la concorrenza. Oltre all’ovvio passaggio dalla prima alla terza persona, nelle succitate difese dalle orde di zombi sono presenti dei meccanismi da tower defense abbastanza basilari. Di soliti si ha una manciata di secondi per preparare delle difese con gli oggetti che si trovano degli scenari, che siano essi un filo spinato, una griglia elettrificata, oppure una mitragliatrice a torretta (automatica o manuale) da piazzare in postazioni predefinite. Non c’è ovviamente nessun tipo di impatto nel corpo degli zombi che, a parte i colpi alla testa, reagiscono allo stesso modo a prescindere da dove li si colpisca, il che è lecito, considerando la moltitudine considerevole di essi che sopraggiungono ad ogni ondata.
In tutto ciò è possibile anche potenziare le classi e l’equipaggiamento completando le partite, attraverso un sistema molto classico di avanzamento fatto di punti da spendere. Giocando una delle sei classi, ognuna con le sue peculiarità tra talenti passivi ed equipaggiamento iniziale o specifico tra quelli speciali, si ottengono dei punti da spendere per attivare dei perk sulle stesse. Discorso identico per le armi, semplicemente si ottengono punti per quelle che si usano più spesso.
[caption id="attachment_194967" align="aligncenter" width="1920"] Tokyo invasa da zombi è uno scenario suggestivo[/caption]
Considerate la quantità di classi e armi c’è di che giocare in World War Z qualora qualcuno volesse portare a compimento tutti gli schemi di avanzamento, ma all’atto pratico non si nota troppo la differenza tra l’attivazione di un perk oppure no, è raro uno di essi sia realmente incisivo. A difficoltà superiori da quella basilare, il cui livello di sfida è molto basso , si riesce magaru a sentire maggiormento il bisogno di avere una particolare arma, così come la possibilità per alcune classi di usare la armi da mischia impedendo al personaggio di stancarsi in fretta, ma l'impressione permane. Inoltre, come spesso succede per questo tipo di produzioni, le difficoltà più elevati arrivano in fretta a gradi di frustrazione molto alti.
Chiudendo il discorso su una realizzazione tecnica molto scolastica, né esaltante né scadente, e registrando il fatto che in più occasioni non siamo riusciti a completare delle partite per colpa di bug tra l’esilarante e il deprimente, dal personaggio secondario fondamentale che non segue il gruppo all’essere incastrati in un angolo, World War Z rappresenta a conti fatto un palliativo per gli orfani di Left4Dead. Per chi avesse davvero il bisogno di massacrare zombi in compagnia con un sistema di gioco basilare e senza troppi fronzoli, e sottolineiamo al limite del disturbo da astinenza, World War Z è una produzione su cui buttare un occhio. Per gli altri si tratta di un tuffo in un videogioco rimasto a dieci anni fa (circa), con tutte le considerazioni del caso.