World Trade Center

Due agenti di polizia entrano nelle Torri Gemelle subito dopo gli attentati dell’11 settembre. Si ritroveranno bloccati nelle macerie dell’edificio, in attesa dei soccorsi. La pellicola di Oliver Stone conferma la confusione attuale di questo regista…

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E’ curioso vedere come le ultime opere di Oliver Stone mettano in mostra una confusione generale comune alla nostra società occidentale. Prendiamo Comandante, il documentario su Fidel Castro. Come è possibile che un cineasta che ha fustigato così ferocemente la società americana in quasi tutti i suoi film, si accucci simpaticamente di fronte ad un dittatore, preferendo chiedergli la sua opinione su Sophia Loren piuttosto che affrontare quisquilie come i diritti umani e la democrazia? E che dire di Alexander, in cui tra peplum, intrighi di potere, CGI e Colin Farrell biondo era difficile capire quale fosse il punto della questione?

World Trade Center ha dei problemi simili: sostanzialmente, non sa che direzione prendere. In teoria, dovrebbe essere il semplice racconto di due agenti di polizia che si ritrovano intrappolati nelle macerie provocate dal crollo delle Torri e la reazione delle loro famiglie. Ma nel film c’è anche molto d’altro e questo dimostra come Oliver Stone si senta limitato a descrivere una storia così personale e apparentemente poco politica. C’è una grande attenzione (assolutamente non necessaria, visto che tutti noi abbiamo dei ricordi vividi di quella giornata) sui resoconti dei mass media. E c’è, per esempio, uno straordinario personaggio di ex marine, che sarà fondamentale per salvare i due uomini intrappolati, ma che non viene sfruttato come meriterebbe. Perché non viene detto che si tratta di un cristiano rinato (categoria che, anche grazie a George W. Bush, non gode di molte simpatie all’estero?), particolare che avrebbe reso ancora più contraddittoria (e quindi interessante) la sua vicenda?

Il problema, d’altronde, è che la vicenda principale, se la si esclude dal contesto, non è che sia poi così interessante (come dice giustamente uno dei due uomini intrappolati, una bambina è stata recuperata dalle macerie dopo quattro giorni da un terremoto in Turchia). E poi, i dialoghi tra i due agenti saranno anche assolutamente realistici (come più volte segnalato dagli autori), ma (forse proprio per questa ragione) non riescono ad essere granché avvincenti. Magari Stone avrebbe potuto rivedersi Cast Away, in cui Robert Zemeckis e Tom Hanks dimostrano in maniera straordinaria come si può fare grande cinema per 75 minuti con solo un personaggio e un pallone.

D’altra parte, ampliare il raggio d’azione della storia, significa anche disperdere l’attenzione del pubblico in mille rivoli e non si discosta certo da migliaia di reportage televisivi sull’evento. Insomma, il regista non sembra avere il coraggio necessario per fare delle scelte precise, mentre invece non si risparmia in retorica (basti pensare ai numerosi – e pacchiani – ralenti che funestano la pellicola) e non mantiene lo stile rigoroso che sarebbe necessario in un’opera del genere.

Nell’ultima mezz’ora, arrivano i due momenti più bassi del film (che altrimenti sarebbe stato semplicemente mediocre). Si tratta dell’apparizione di Gesù Cristo ad uno dei protagonisti: sicuramente anche questo sarà successo realmente (e dopo 12 ore di isolamento senz’acqua non è certo una cosa sorprendente), ma si poteva mostrare (o meglio, non mostrare) in maniera meno ridicola. Ma la scena più vergognosa avviene alla fine, quando gli interpreti (che rimangono nella parte) incontrano con i veri protagonisti della vicenda. Francamente, c’è da sentirsi imbarazzati per Nicolas Cage, che fa finta di zoppicare di fronte al vero William Jimeno.

Anche gli attori sembrano adagiarsi su questo basso livello cinematografico, con l’eccezione (ma solo a tratti) di Maria Bello, che dimostra ancora una volta di essere una delle attrici più interessanti del panorama americano.

Impossibile poi non fare un confronto con l’altra pellicola incentrata su quella terribile giornata, United 93. La cosa incredibile è che, mentre World Trade Center si attiene strettamente ai fatti, ma risulta un film falso, la pellicola di Paul Greengrass, che doveva per forze di cose fare delle ipotesi (non verificabili) su quello che è avvenuto nell’aereo, emerge come la più sincera e rigorosa. Potenza (e misteri) del cinema…

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