Wonka, la recensione

La nostra recensione di Wonka, il film diretto da Paul King con protagonista Timothée Chalamet, al cinema dal 14 dicembre

Critico e giornalista cinematografico


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La recensione di Wonka, il film di Paul King con Timothée Chalamet al cinema dal 14 dicembre

La smaterializzazione della qualità più concreta della cioccolata e della sua fabbrica è quello che impressiona di più in Wonka. I materiali che sembravano dominare Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato, nel 1971, erano il mattone e l’acciaio. Quelli che caratterizzavano La fabbrica di cioccolato, nel 2005, erano plastica (vera o finta), superfici lisce e colorate. Nel 2023 Wonka, prequel di quella fabbrica, si svolge in un mondo di cartapesta che grida “SET!” e si riempie di digitale quando si parla di cioccolata. Il giovane imprenditore è pieno di marchingegni, piccoli macchinari e abbozzi di una fabbrica da venire che hanno l’immateriale leggerezza delle cose che non esistono. E così anche i suoi prodotti, mai succulenti e insapori alla vista. Forse la miglior rappresentazione del business digitale (là dove il film degli anni '70 era anche produttivamente un'impresa modernista), in cui non si produce niente ma quel niente è sempre “fantastico e innovativo”.

Wonka è un romanzo di formazione avventuroso per giovani imprenditori digitali, una storia divertente e divertita ma molto usuale, in cui si scontrano buone pratiche di commercio contro cattive pratiche di commercio, in cui un ragazzo arriva in città con l’ingenuità della small town girl, dopo grandi viaggi che lo hanno preparato a mettere in piedi la sua attività. Incontra lì il vecchio modo di fare affari, fatto di soldi estorti (nella prima scena), spietati lavandieri che lo truffano con un contratto pieno di clausole in piccolo e il corporativismo dei grandi centri di potere. Ci sono tre cioccolatieri che fanno cartello per fermare l’innovazione nel loro settore e mantenere il dominio. Wonka invece arriva con un’idea disruptive, come quelle della Silicon Valley: offre qualcosa di fantastico e ideale a prezzi bassissimi, con cui nessuno può competere. Sceglieranno di metterlo a tacere... o al massimo comprarlo. Aspettiamo un sequel del prequel per la quotazione in borsa.

In questo film di Roald Dahl non c’è niente. Anche le parti più ciniche come il rapporto con la chiesa o la collusione della polizia non hanno il tono del cinismo di Dahl. Ci sono i suoi personaggi, ma non c’è mai la sua scrittura o il suo spirito, soprattutto non c’è il mondo intorno ai personaggi, i bambini viziati e i genitori insopportabili. Non c’è un’idea di società ma solo una di avventura (la solita) in cui ogni tanto spunta un guizzo più centrato degli altri e si nota subito. Ma se fin qui Wonka è un film comunque corretto, solo un po' spento nell'inventiva, davanti al quale ci si può comunque divertire, è inspiegabile perché si avvicini così tanto al musical di Broadway senza però mai tradurlo davvero. In certi casi ne imita anche le luci da palco ma poi non ne vuole catturare l’insopprimibile gioia di vivere del cantato e ballato. I numeri sono mosci e messi in scena senza troppa voglia, sia come coreografie che come regia, sempre ordinaria, simile a quella delle scene senza musica, mai divertita o appassionata.

Rimane una fiducia smodata in un comparto scenografico e di costumi che avvicinano Wonka al Dick Tracy degli anni ‘90 (con il musical al posto dell’hard boiled) più che a Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato. Non somiglia alla storia che poi vedremo ma è un prequel d’azione e avventura. In questo senso può piacere, è pensato per un pubblico ampio e ha pure qualche gag di gran gusto. Ma proprio il Wonka di Chalamet è un altro personaggio rispetto a quello che conosciamo. Ha il fisico asciutto e il volto pulito da alta società con ambizioni bohémien, gli abiti e un fare cosmopolita da gentleman inglese di buone letture e idee progressiste di ritorno da un anno sabbatico. È un cittadino del mondo che ha viaggiato con un po’ di spirito colonialista, imparando, rubando e riportando in patria quel che ha visto e sentito per farne un affare. Elegante nella povertà, signorile nelle difficoltà, è un portatore di gusto snob senza un carattere suo. Un “eroe”, simile a Phileas Fogg di Il giro del mondo in 80 giorni. Che non è proprio quel che Willy Wonka era…

Siete d'accordo con la nostra recensione? Potete dircelo nei commenti dopo aver visto il film, al cinema dal 14 dicembre! Trovate tutte le notizie su Wonka nella nostra scheda.

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