Wonder Woman - Terra Uno vol. 1, la recensione

La Wonder Woman di Grant Morrison è una lettura interessante. Perdonateci la banalità, dato che interessante è per definizione quel che scrive l'autore scozzese, in un modo o nell'altro. Perché tutto si può dire di lui, che lo si ami o lo si odi, ma non che non abbia un piglio quantomeno personale e uno stile narrativo riconoscibile, che fanno di lui un autore a prescindere dalla materia del suo narrare. Non è in dubbio, certamente, il talento di uno dei maestri del fumetto contemporaneo, ma Morrison è una di quelle personalità di cui non è mai bene fidarsi, perché spesso sul confine dell'autoreferenzialità e del narcisismo. Non è questo il caso.

Wonder Woman - Terra Uno vol. 1 è una divertente narrazione delle origini dell'Amazzone della DC Comics. E sulla parola "amazzone" intesa come figura mitologica si calca volutamente la mano, perché la Grecia antica, i suoi miti e le sue leggende sono sapientemente manipolati per raccontare la nascita di Amazonia, isola in cui Ippolita, regina delle guerriere mitologiche, crea un paradiso tutto femminile, lontano dai limiti e dagli eccessi dell'Uomo, inteso come genere maschile.

L'evento che dà il via alla trasformazione di Diana, principessa dell'isola nascosta, ignota al mondo della gente comune, nell'eroina nota come Wonder Woman è lo stesso delle origini classiche: sulle spiagge della terra incantata giunge un aviatore, Steven Trevor, che precipita con il suo apparecchio e genera curiosità nel buon cuore di lei, che vuole salvarlo. Per farlo, dovrà riportarlo a casa, al suo mondo, confrontandosi con una terra ignota, pericolosa, piena di difetti, e affrontare così il giudizio delle sue compagne, delle sue sorelle, per cui questo atto è un crimine e un tradimento che rischia di rivelare la loro esistenza e metterle in pericolo.

Il risultato è una più che discreta storia di scoperta e di formazione, di abbattimento dei pregiudizi. Diana imparerà ad accogliere l'imperfezione come qualcosa di accettabile? Lo shock culturale la renderà una persona migliore? E sarà in grado di far capire la sua esperienza e le ragioni che l'hanno spinta ad affrontarla alle altre amazzoni offese? A queste domande tenta di rispondere un Morrison tutto sommato molto contenuto nei dialoghi, che lascia parlare molto le immagini e che costruisce una storia decisamente di intrattenimento, da cui traspare tutta la sua voglia di reinventare Wonder Woman, di scriverla come gli piacerebbe leggerla.

Per valutare la riuscita dei suoi intenti dichiarati, invece, cioè di recuperare lo spirito delle storie originali dedicate a Diana, realizzate agli albori dal suo creatore, William Moulton Marston, avremmo dovuto godere del privilegio della loro lettura. Così non è. Ci limitiamo quindi ad apprezzare la libertà con cui è affrontato il tema della sessualità nella storia, senza pesantezze né troppe dichiarazioni roboanti. Con la stessa naturalezza con cui il disegnatore Yanick Paquette ci mostra Wonder Woman e le amazzoni bellissime, statuarie, anche deliberatamente provocanti. C'è un'ingenuità dei comportamenti, soprattutto, che rende onestamente irresistibili le splendide guerriere, dotate di una sensualità sempre presente nella pagina. Non saremo certo noi a lamentarcene.

Una piccola lamentela, invece, per quanto riguarda la confezione editoriale della versione in nostro possesso. Abbiamo rilevato alcuni cedimenti nella cura della correzione di bozze, con errori ortografici, di cui uno ripetuto in maniera sospetta. Siamo dei brontoloni, lo sappiamo, ma il nostro animo di professore di lettere somatizza. Ed è sempre spiacevole, soprattutto quando sono coinvolti grandi scrittori.

[gallery columns="1" size="large" ids="152986,152987,152988,152990,152992,152993"]