Wonder Woman 1, la recensione - Articolo del 22 gennaio 2017 - 140901

Abbiamo recensito per voi il primo numero di Wonder Woman targato Rinascita, edito da RW Edizioni - Lion Comics

Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.


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Per chi ha vissuto questi ultimi mesi in isolamento forzato, lontano da siti di settori e anteprime, segnaliamo che Rinascita è la nuova iniziativa editoriale targata DC Comics che in questi giorni sta stravolgendo le testate edite da RW Edizioni - Lion Comics nel nome di un rinnovamento rispettoso della tradizione, teso alla riscoperta dello spirito primigenio che animava le classiche storie di supereroi. Tra i personaggi coinvolti, naturalmente, anche Wonder Woman, protagonista di un omonimo quindicinale che ha da poco fatto il suo esordio nelle edicole e nelle fumetterie italiane.

Dicevamo, dunque, un viaggio indietro nel tempo, all'origine di ogni cosa, per ritrovare la verità in tutta la sua cruda bellezza. Qualcosa sembra infatti attanagliare l'animo di Diana - Regina delle Amazzoni recentemente divenuta la Dea della Guerra - qualcosa che giunge inattesa a metterla in guardia sulla natura dei suoi ricordi: frammenti di un passato più o meno recente si rincorrono, accavallano e cancellano in un vortice oscuro che mette tutto in discussione. È giunto il tempo per mettersi alla ricerca delle sue vere origini e di far luce su quei segmenti che fino a poco fa chiamava vita.

Come tutti i numeri 1 del rilancio, anche in questo albo spetta a un episodio prologo il compito introdurci nell'era Rinascita permettendoci di carpire quelle che sono le linee guida lungo le quali verranno sviluppati non uno, ma ben due archi narrativi: il primo, ambientato nel presente, si intitola Bugie; il secondo, Anno Uno, prende vita nel passato di Diana, più precisamente agli esordi della sua attività come eroina nel mondo degli uomini. In entrambi si scava a fondo, alla ricerca della verità, attraverso la quale recuperare l'identità del personaggio.

Artefice di questo viaggio è Greg Rucka, affiancato da Matthew Clark e Liam Sharp ai disegni. Sia sotto l'aspetto narrativo che quello grafico, la storia è divisa in due parti ben differenti: all'inizio, continui salti temporali offrono la possibilità di ripercorrere la vita di Diana (vera o falsa che sia lo scopriremo più avanti); nel finale ci spostiamo sull'Olimpo, un passaggio evidenziato anche da importanti trasformazioni grafiche. Lo stile di Clark è dinamico, carico di tensione ed espressività, mentre le matite di Sharp sono plastiche, evocative, tese alla creazioni di paesaggi ancestrali dal grande fascino. La tavolozza dei colori utilizzati da Jeremy Colwell è molto più luminosa, giocata su toni freddi e accesi che contrastano con le scelte di Laura Martin che, invece, nella seconda parte si affida a tinte calde e marcati effetti chiaroscurali. Ciò che accomuna tutti è la bravura nel trasmettere quel senso di inquietudine che accompagna Diana lungo il racconto.

La seconda storia contenuta nell'albo non fa parte del rilancio Rinascita ed è dedicata a Pamela Isley, meglio nota con il nome di Poison Ivy, celebre antagonista di Batman. Ne Il Ciclo della Vita e della Morte, di Amy Chu (testi) e Clay Mann (disegni), la troviamo nel laboratorio botanico della dottoressa Luisa Cruz, intenta a sfruttare l'ennesima "seconda possibilità" offertale. Una minaccia misteriosa, però, altera il delicato equilibrio che Pamela sta cercando di creare con grandi sforzi, un equilibrio per il quale è disposta a sacrificare anche il suo rapporto di amicizia con Harley Quinn.

Si tratta di storia costruita su uno schema decisamente convenzionale che mette in risalto i diversi aspetti della caratterizzazione del personaggio: quello più scientifico - fatto di abnegazione per la ricerca - quello più solitario e intimista di chi rifugge il contatto umano per rifugiarsi nel più sicuro mondo vegetale, e infine il suo rapporto con un'amica decisamente più folle e non abbastanza stimolante - a livello intellettivo - per la nuova dottoressa Isley; peculiarità che vengono ampliate dallo stile realistico di Mann, che esalta anche la grande componente sensuale di Poison Ivy in un ritratto che non trascura i suoi trascorsi ma, anzi, prova a condensarli. Un tentativo riuscito solo in parte, che non mortifica le pretese messe in campo, ma non arriva nemmeno a creare il giusto climax per il prosieguo dell'arco narrativo.

Wonder Woman 1 è dunque un albo dalle due facce: quella vivida e sicura di Diana - nonostante si tratti di un personaggio alla ricerca di sé - e quella più titubante di Poison Ivy, da rivedere.

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