Wonder Woman 1, la recensione - Articolo del 17 luglio 2020 - 290730

L'esordio di Wonder Woman targato Panini DC Italia è debole e tenuto a galla solo dal talento dei disegnatori all'opera

Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.


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Wonder Woman #73, anteprima 01

Lo scorso 4 giugno, ha avuto inizio una nuova era per le pubblicazioni DC Comics in Italia. Come ormai dovreste sapere, Panini Comics è diventato il nuovo editore di Batman, Superman e soci. Tra le testate proposte non poteva mancare quella dedicata a Wonder Woman, disponibile con una bellissima copertina firmata dal Maestro Milo Manara che immortala la Principessa delle Amazzoni in tutta la sua divina bellezza. Nonostante questo stupendo biglietto da visita, le storie proposte nello spillato non riescono a catturare l’attenzione e a incentivarci a seguire le vicende di Diana Prince. Ma procediamo per gradi.

Il menù prevede due storie della serie regolare: la prima, autoconclusiva, ci fa conoscere la Dimensione Chi, una realtà alternativa creata dalla Regina Ippolita (la madre di Diana) per testare le proprie capacità di genitore, ed è scritta da Steve Orlando per i disegni di Aaron Lopresti; la successiva, invece, dà il via al nuovo arco narrativo del titolo – Il ritorno delle Amazzoni – e vede la sceneggiatrice titolare G. Willow Wilson riprendere il comando e avvalersi dell’arte di Jesus Merino e Xermanico. I due racconti sono collegati tra loro e portano avanti la marcia di avvicinamento della Nostra alla verità su Themyscira e sul destino delle Amazoni.

Per quanto lo spunto lanciato da Greg Rucka nel ciclo iniziale di storie targate Rinascita appaia intrigante, la Wilson non riesce a imprimere epicità e mistero a un racconto che scorre via senza lasciare segno. Lo sviluppo è decisamente prevedibile e le scene di scontro non riesco a imprimere vivacità a una vicenda che difficilmente vorremmo continuare a seguire. Dal canto suo, Orlando (qui in veste di sceneggiatore ospite) imbastisce un racconto poco accattivante, a tratti confusionario – soprattutto nelle sue battute iniziali – che rende complicato per un neofita immedesimarsi in quanto proposto nello spillato.

Se diamo uno sguardo a quanto sta succedendo sulle pagine delle testate degli altri due membri della Trinità della DC Comics (Superman e Batman), la situazione appare ancora più impetuosa: nelle mani rispettivamente di Brian M. Bendis e Tom King, il Cavaliere Oscuro e l’Uomo d’Acciaio stanno vivendo dei notevoli cicli di storie che hanno saputo donare nuova linfa e verve a personaggi dalla storia editoriale lunghissima. Con Wonder Woman, tutto questo non si è verificato e, anzi, la serie sembra essere entrata in un vicolo cieco dal quale speriamo possa uscirne quanto prima.

Per quanto riguarda la componente artistica, il livello è più che sufficiente con un veterano come Lopresti decisamente più convincente e sempre a suo agio sul personaggio, abile nell’imprimere dinamismo ed espressività alle diverse fasi della storia. I disegni di Merino e Xermanico risultano più statici, rendendo le sequenze di scontro poco fluide. Infine, le colorazioni di Romulo Fajardo Jr. legano i differenti stili e creano una continuità che permette una piacevole fruizione dell’albo.

Dispiace constatare come l’esordio targato Panini Comics di Wonder Woman sia uno dei più deboli tra quelli fin qui letti. La speranza è che lo storyarc si risollevi quanto prima.

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