Wolverine - Serie Oro 5: Il più ricercato del Giappone, la recensione

Abbiamo recensito per voi il quinto volume della collana Wolverine - Serie Oro, contenente una storia inedita

Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.


Condividi

Uno degli aspetti peculiari che hanno contribuito al successo di Wolverine è senza dubbio l’alone di mistero che da sempre avvolge il suo passato. Le origini sconosciute di Logan sono state svelate un po’ alla volta mediante brevi segmenti che spesso si contraddicevano tra loro, cosa che ha alimentato ulteriormente il fascino dell’artigliato canadese; in particolare, nel corso dei decenni, abbiamo conosciuto il forte legame che lo lega al Giappone, un rapporto profondo e ricco di sfumature.

Nel quinto numero della collana Wolverine - Serie Oro - portata in edicola da Corriere dello Sport e Tuttosport in collaborazione con Panini Comics – viene presentata una storia inedita nel nostro Paese che riporta il mutante nel paese del Sol Levante per affrontare vecchi e nuovi avversari. Stiamo parlando de Il più ricercato del Giappone, maxi-serie di 13 capitoli uscita negli Stati Uniti nel 2013 e facente parte della linea di fumetti digitali Infinite Comics della Marvel.

Gli scrittori di questa avventura sono Jason Aaron e Jason Latour (il team creativo della celebrata serie Image Comics Southern Bastards), affiancati ai disegni da Paco Diaz e Alé Garza su layout di Yves Bigerel. Un team creativo di assoluto valore per la realizzazione di un racconto che va a inserirsi in un punto ben preciso della continuity del personaggio: dopo la storia Ritorno in Giappone, con la quale Aaron aveva concluso la sua lunga run su Wolverine (pubblicata sui numeri 259 - 276 dell’omonimo mensile Panini Comics).

In questa nuova avventura, Logan deve affrontare l’antico ordine dei ninja della Mano, alla cui guida troviamo la sua storica nemesi Victor Creed, meglio noto come Sabretooth. La gestione dell’organizzazione criminale da parte del feroce mutante non trova però tutti i proseliti concordi, cosa che crea al suo interno forti spaccature; tradizione e futuro della Mano vengono così messi in discussione e allo scontro partecipano: il “nuovo” Silver Samurai, ovvero Shingen Harada, figlio di Kenuichio; la giovane Osen, custode della sacra storia segreta della Mano; Shiro Yoshida, alias Sole Ardente, mutante giapponese che ha militato negli X-Men e negli Avengers; il leggendario primo clan della Mano residente nel Villaggio Infernale.

Nonostante i legami con la continuity, la trama imbastita da Aaron e Latour può essere fruita anche da chi non è un seguace del personaggio vista l’assenza di richiami alle storie precedenti. In questo contesto riemerge l’anima samurai di Logan, rispettosa della tradizione e in lotta per la sopravvivenza contro l’avanzata di un avvenire in cui gli antichi valori vengono superati da un cinico tornaconto. Come un novello San Sebastiano (vedi la copertina di Ed McGuinnes) Wolverine si espone contro i ninja della "nuova" Mano da guerriero stoico qual è, pronto a immolarsi in un perpetuo dolore per la salvezza di un mondo che - forse - non esiste più.

La struttura di questo racconto, nato in digitale e solo in seguito giunto su carta, è molto lineare e priva di particolari colpi di scena, costruita per stupire esclusivamente attraverso le scene d'azione imprimendo un tocco sensazionalistico che, di questi tempi, nelle serie cartacee tende a scemare: duelli ricchi di adrenalina che si spostano dal tetto di un treno a quello di un palazzo di vetro si susseguono sullo sfondo di svariate ambientazioni volte a esaltare le tante facce del Giappone. Il tutto viene messo su carta dalle matite di Diaz e Garza, entrambi dotati di uno storytelling frenetico e ipercinetico che accompagnano il lettore attraverso duelli all’ultimo sangue e scontri generazionali.

I colori di Israel Silva, Rain Beredo e Marte Gracia esaltano l’impatto visivo giocando molto con l’uso di colori complementari e accentuando il contrasto tra tinte algide e calde, caratterizzando così le diverse location.

Non sapendo quanti e quali effetti siano andati persi della versione digitale originale (gli Infinite Comics sono spesso ricchi di effetti sonori e animazioni), ci limitiamo ad affermare che la versione cartacea di Il più ricercato del Giappone non è qualcosa che resterà negli annali – soprattutto se paragonata alle altre storie "giapponesi" del personaggio, come la prima, storica realizzata da Chris Claremont e Frank Miller – ma resta una lettura piacevole grazie a una solida costruzione e un grande rispetto per la tradizione del personaggio.

Continua a leggere su BadTaste